mercoledì 9 novembre 2016

il manifesto 9.11.16
Ragazzino palestinese condannato a 12 anni di carcere
Gerusalemme. Ahmad Manasra,14 anni, un anno fa, nella colonia israeliana di Pisgat Zeev, ferì a coltellate un coetaneo ebreo. Israele celebra come una sua vittoria il voto contrario dell'Interpol all'ammissione della Palestina
di Michele Giorgio

GERUSALEMME Sono scesi in strada a centinaia ieri gli studenti di Gaza city, per protestare contro la condanna a 12 anni di carcere che i giudici israeliani hanno inflitto due giorni fa al 14enne Ahmad Manasra, per il ferimento di due israeliani, uno dei quali, un ragazzo, in modo grave. Manasra un anno fa partecipò, nella colonia israeliana di Pisgat Zeev, nella zona araba di Gerusalemme est, a un attacco con coltelli assieme a suo cugino poi ucciso dagli spari di un passante. Lui rimase ferito e un filmato lo mostrò a terra con intorno alcuni israeliani che ne invocavano la morte. In altro video, diffuso qualche tempo dopo, il ragazzo palestinese appare in lacrime e impaurito mentre viene sottoposto a un duro interrogatorio. Da parte israeliana non si è mai fatto mistero di voler infliggere a Manasra una punizione “esemplare”. La sua famiglia dovrà inoltre risarcire il ragazzo aggredito e ferito con 180 mila shekel, oltre 40 mila euro. L’avvocatessa della difesa Lea Tzemel ha descritto la condanna a 12 anni di carcere al 14enne palestinese come «inconcepibile». I giudici, ha spiegato, «hanno totalmente ignorato 50 anni di occupazione militare» dei territori palestinesi, ossia lo sfondo in cui avvenne il ferimento del ragazzo israeliano.
Uno sfondo che il governo Netanyahu sembra negare, come se non esistesse. E prova anche a limitare lo spazio di manovra a chi vuole rilanciare il negoziato israelo-palestinese con una formula diversa da quella bilaterale, totalmente fallimentare, che assieme agli Stati Uniti ha imposto nei passati 23 anni. Israele ha confermato il suo secco “no” alla proposta francese di una Conferenza internazionale per riavviare entro la fine dell’anno le trattative. A differenza dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) che invece ieri ha ribadito il suo appoggio all’iniziativa. Parigi invierà gli inviti per l’incontro il mese prossimo nonostante il rifiuto israeliano. Netanyahu comunque sa di non essere isolato, anzi, e adesso vuole che il nuovo presidente americano faccia in modo da bloccare una presunta intenzione di Barack Obama di dare appoggio all’iniziativa francese.
Il premier israeliano ieri ha avuto modo di celebrare il voto con cui l’assemblea dell’Interpol ha respinto la richiesta della Palestina di entrare nell’organizzazione come Stato membro. Il portavoce del ministero degli affari esteri e quello della polizia israeliana, in un comunicato congiunto, hanno denunciato quello che descrivono come «il tentativo dei palestinesi di politicizzare un’organizzazione professionale». La spina nel fianco di Netanyahu resta l’Unesco. Dopo la recente risoluzione che ha ribadito lo status di Israele come potenza occupante a Gerusalemme Est, la delegazione palestinese all’Unesco chiede ora la restituzione dei Rotoli del Mar Morto scoperti nelle grotte di Qumran. Sono stati trovati in terre occupate (Cisgiordania) e pertanto, ha spiegato la delegazione, rientrano nel retaggio storico dei palestinesi.