il manifesto 30.11.16
I giuslavoristi votano No al referendum del 4 dicembre
Al voto. Docenti universitari e avvocati del lavoro spiegano le ragioni del No al referendum sulla riforma costituzionale
Desideriamo
esprimere il nostro parere sulla legge costituzionale recante
disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la
riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi, la
soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della
Costituzione.
Il nostro giudizio è negativo, sia per una
valutazione complessiva della riforma che si sottopone al voto e
dell’assetto istituzionale che si intende porre in essere, sia per
ragioni specifiche attinenti alla materia del lavoro.
Con
riferimento all’assetto istituzionale desideriamo evidenziare che la
riforma realizza un forte e pericoloso accentramento dei poteri,
introducendo nel contempo innovazioni tanto discutibili quanto confuse.
Voteremo
No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché la formazione del
Senato prevista è priva di senso. Avremmo infatti un Senato composto, a
rotazione, da presidenti di regione, consiglieri regionali e sindaci
appartenenti a diversi schieramenti politici. Non quindi un Senato in
rappresentanza unitaria dei territori, come nel sistema tedesco. E
neppure un Senato dotato di una forte legittimazione
politico-territoriale come nel modello USA. Ma una improbabile
sommatoria di soggetti diversi, nessuno dei quali potrà vantare una vera
rappresentanza territoriale e neppure una trasparente legittimazione
politica.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre
perché è del tutto inaccettabile lo scambio che si realizza tra Stato e
regioni (a statuto ordinario). Le regioni vengono private di essenziali
funzioni politico-legislative, offrendosi loro la consolazione di uno
pseudo “Senato delle regioni”. Il fatto che numerosi esponenti della
attuale rappresentanza regionale si dichiarino favorevoli a questo
misero scambio dimostra il declino del regionalismo italiano, che pure a
suo tempo qualcosa aveva rappresentato.
Con specifico riferimento
ai temi lavoristici desideriamo sottolineare che le novità introdotte,
pur essendo relativamente limitate, in quanto la materia rimane, come è
attualmente, nella competenza pressoché esclusiva dello Stato, non sono
affatto convincenti.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4
dicembre perché l’abolizione della competenza concorrente di Stato e
regioni nella materia della tutela e sicurezza del lavoro avrebbe
l’effetto di riportare tutte le funzioni ora svolte dai Servizi per
l’impiego regionali o provinciali alla gestione del Ministero del
lavoro. Tale modifica comporterebbe un notevole dispendio di risorse per
il trasferimento e la riorganizzazione delle funzioni che, in assenza
di uno stanziamento adeguato di fondi, non ne garantisce in alcun modo
un miglioramento qualitativo. I servizi per l’impiego sono stati
trasferiti alle Regioni e alle province nel 1997 proprio a causa delle
gravi inefficienze a cui aveva dato luogo la gestione ministeriale e non
vi è alcuna ragione per ritenere che il ritorno all’amministrazione
centrale possa oggi di per sé migliorare la situazione. Si ripropone
inoltre il vizio d’origine del sistema, costituito dalla separazione tra
politiche per il lavoro, che tornerebbero alla competenza centrale, e
formazione professionale, che resterebbe di competenza regionale.
Voteremo
No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché
l’inserimento in Costituzione di un esplicito riferimento alle
“politiche attive del lavoro” tra le competenze dello Stato, è solo
apparentemente innovativo, in quanto la materia rientrerebbe comunque
nella più ampia definizione di tutela e sicurezza del lavoro. Tale
inserimento si realizza, inoltre, in un contesto caratterizzato dalla
sempre più marcata sottoposizione del cittadino e della cittadina
bisognosi di lavorare a vincoli e condizioni strettissimi, la cui
legittimità, sotto il profilo del rispetto del diritto al lavoro e della
libertà di scegliere un’occupazione corrispondente alle proprie
possibilità e aspirazioni garantiti dall’art. 4 della Costituzione e
dall’art. 15 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, è
oggi fortemente discussa.
Voteremo No al referendum
costituzionale del 4 dicembre perché il c.d. voto a data certa,
imponendo al parlamento di pronunciarsi in via definitiva entro settanta
giorni, limita fortemente la possibilità per le competenti Commissioni
della Camera di svolgere quelle indagini e quelle ricerche che spesso
sono necessarie per avere piena contezza della situazione che si intende
regolare e degli effetti che la nuova legge può produrre. In tale
attività istruttoria è frequente, nelle materie lavoristiche e
previdenziali, il ricorso all’audizione delle organizzazioni sindacali
dei lavoratori e dei datori di lavoro, degli enti previdenziali, degli
enti esponenziali degli interessi che si vanno a regolare, nonché di
esperti della materia. La ristrettezza dei tempi del procedimento
legislativo avrebbe dunque l’effetto di limitare fortemente la
possibilità per le formazioni sociali, garantite dall’articolo 2 della
Costituzione, di partecipare alla vita politica economica e sociale del
Paese, come previsto dall’art. 3, comma secondo, della Costituzione ed
impedirebbe che nel dibattito parlamentare si individuino quelle
mediazioni tra le diverse istanze e interessi che sono elemento
essenziale della democrazia. Conferma della linea della riforma volta a
limitare fortemente il ruolo dei corpi intermedi si ha, del resto, nelle
previsioni relative all’abolizione del Cnel, il quale, pur non avendo
avuto sinora quel ruolo consultivo che i Padri costituenti avevano
immaginato, avrebbe potuto essere riformato in modo da farne un vero
organo di partecipazione democratica delle forze economiche e sociali
alla definizione dell’indirizzo del Paese.
Voteremo No al
referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché la riforma
costituzionale nulla innova in materia di previdenza sociale, mentre il
ritorno della previdenza complementare e integrativa alla competenza
esclusiva statale, senz’altro condivisibile, ha un effetto praticamente
nullo: di fatto, anche dopo il 2001, la materia, che con la precedente
riforma del Titolo V della Costituzione è stata discutibilmente
attribuita alla competenza concorrente di Stato e Regioni, ha continuato
ad essere regolata esclusivamente con leggi dello Stato, legittimato a
intervenire sulla base dell’attinenza della materia sia all’ordinamento
civile, sia alla tutela del risparmio.
Voteremo No al referendum
costituzionale del 4 dicembre anche perché l’attribuzione allo Stato
della competenza ad emanare disposizioni generali e comuni per la tutela
della salute e per le politiche sociali introduce un elemento di
incertezza ulteriore circa l’esatto riparto di competenze (dovendosi
stabilire cosa si intenda per generali e comuni) ed è foriera di un
contenzioso tra Stato e regioni, attinente sia alla distinzione tra
funzioni spettanti all’uno o all’altro nelle specifiche materie, sia
alla distinzione tra politiche sociali e assistenza sociale, che sinora è
stata di competenza esclusiva regionale, ma per le prestazioni
economiche ha continuato di fatto ad essere regolata su base nazionale.
Infine,
voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché
nel riscrivere la clausola di supremazia, mediante la quale lo Stato può
sostituirsi alle regioni e agli enti locali, si fa un generico
riferimento alla tutela dell’unità giuridica ed economica dello Stato,
omettendo lo specifico riferimento, attualmente previsto, alla tutela
dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti di diritti civili e
sociali. Ciò se in linea generale non impedisce l’intervento dello
Stato su questo aspetto, d’altra parte conferma la mancanza di
attenzione dell’attuale legislatore costituente a questa fondamentale
istanza.
Firmatari
Andrea Allamprese, professore aggregato di diritto del lavoro, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
Piergiovanni Alleva, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Politecnica delle Marche
Amos Andreoni, ricercatore di diritto del lavoro, Università La Sapienza di Roma
Cataldo Balducci, professore associato di diritto del lavoro, Università del Salento
Maria Vittoria Ballestrero, professoressa emerita di diritto del lavoro, Università degli studi di Genova
Marco Barbieri, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Foggia
Vincenzo Bavaro, professore associato di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Alessandro Bellavista, professore ordinario di diritto del lavoro università di Palermo
Olivia Bonardi, professoressa associata di diritto del lavoro, Università degli studi di Milano
Piera Campanella, professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università di Urbino Carlo Bo
Umberto Carabelli, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Rosa Casillo, ricercatrice di diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II
Mario Cerbone, ricercatore di diritto del lavoro, Università degli Studi del Sannio
Gisella De Simone, professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università degli studi di Genova
Antonio Di Stasi, professore ordinario di Diritto del lavoro, Università Politecnica delle Marche
Franco Focareta, ricercatore di diritto del lavoro, Università di Bologna
Alessandro Garilli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università degli studi di Palermo
Enrico Gragnoli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università degli studi di Parma
Andrea Lassandari, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Bologna
Gabriella Leone, ricercatrice di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Antonio Loffredo, professore associato di diritto del lavoro, Università degli studi di Siena
Gianni Loy, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università degli studi di Cagliari
Federico Martelloni, professore associato di diritto del lavoro, Università di Bologna
Luigi Mariucci, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Ca’ Foscari di Venezia
Monica Mc Britton, ricercatrice di diritto del lavoro, Università del Salento
Pasquale Monda, assegnista di ricerca, Università di Napoli Federico II
Gaetano Natullo, professore associato di diritto del lavoro, Università degli studi del Sannio
Giovanni Orlandini, professore associato di diritto del lavoro, Università degli studi di Siena
Natalia Paci, professoressa a contratto di diritto del lavoro, Università di Urbino Carlo Bo
Vito Pinto, professore associato di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Umberto Romagnoli, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Bologna
Raffaello Santagata, ricercatore di diritto del lavoro, Seconda Università degli studi di Napoli
Stefania Scarponi, già professoressa ordinaria di diritto del lavoro, Università degli studi di Trento
Carlo Smuraglia, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università degli studi di Milano
Anna Trojsi, professoressa associata di Diritto del lavoro, Università degli studi “Magna Graecia” di Catanzaro
Bruno Veneziani, già professore ordinario di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Roberto Voza, professore ordinario di diritto del lavoro, Università Aldo Moro di Bari
Lorenzo Zoppoli, professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Napoli Federico II
Velia Addonizio, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Giorgio Albani, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Stefania Algarotti, Avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Elisabetta Balduini, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Raffaella Ballatori, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Paolo Berti, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Flavia Bianco, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Andrea Bordone, avvocato giuslavorista, Foro di Varese
Alessandro Brunetti, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Mirella Caffaratti, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Mario Cerutti, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Chiara Colasurdo, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Valentina D’Oronzo, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Emiliano Fasan, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Lorenzo Fassina, giuslavorista dell’Ufficio giuridico della Cgil
Lello Ferrara, avvocato giuslavorista, Foro di Napoli
Silvia Gariboldi, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Antonella Gavaudan, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Tommaso Gianni, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Giovanni Giovannelli, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Katia Giuliani, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Corrado Guarnieri, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Francesca Romana Guarnieri, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Carlo Guglielmi, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Amelia Iannò, Avvocato Inail, Foro di messina
Silvia Ingegneri, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Alessandro Lamacchia, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Anna Silvana Lamacchia, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Roberto Lamacchia, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Bruno Laudi, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Bartolo Mancuso, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Stefania Mangione, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Giovanni Marcucci, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Andrea Matronola, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Mauro Mazzoni, avvocato giuslavorista, Foro di Parma
Enzo Martino, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Alvise Moro, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Piero Nobile, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Aurora Notarianni, avvocato giuslavorista, Foro di Messina
Angiolino Palermo, avvocato giuslavorista, Fori di Milano e Reggio Calabria
Chiara Panici, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Ilaria Panici, avvocata giuslavorista, Foro di Roma
Pierluigi Panici, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Sara Antonia Passante, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Luciano Petronio, avvocato giuslavorista, Foro di Parma
Matteo Petronio, avvocato giuslavorista, Foro di Parma
Bruno Pezzarossi, avvocato giuslavorista, Foro di Reggio Emilia
Alberto Piccinini, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Luca Pigozzi, avvocato giuslavorista, Foro di Torino
Elena Poli, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Giuliana Quattromini, Avvocata giuslavorista, Foro di Napoli
Filippo Raffa, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Elisa Raffone, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Guido Reni, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Domenico Roccisano, avvocato giuslavorista, Foro di Milano
Annalisa Rosiello, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Dario Rossi, avvocato giuslavorista, Foro di Genova
Giorgio Sacco, avvocato giuslavorista, Foro di Bologna
Ettore Sbarra, avvocato giuslavorista, Foro di Bari
Maria Faustina Serrao, avvocata giuslavorista, Foro di Milano
Maria Spanò, avvocata giuslavorista, Foro di Torino
Chiara Spera, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Francesca Stangherlin, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Claudia Tibolla, avvocata giuslavorista, Foro di Bologna
Francesco Tozzi, avvocato giuslavorista, Foro di S. Maria C.V.
Lidia Undiemi, consulente giuslavorista
Sergio Vacirca, avvocato giuslavorista, Foro di Roma
Giovanni Ventura, avvocato giuslavorista, Foro di di Trieste
Silvia Ventura, avvocata giuslavorista, Foro di Firenze
Alida Vitale, avvocata giuslavorista, Foro di Torino