il manifesto 29.11.16
Dalle lotte al «No sociale»: in 50 mila a Roma contro il referendum di Renzi
Movimenti.
Protestano contro il «silenzio mediatico»: sono volti e storie rimosse
da settimane di dibattiti televisivi sul referendum del 4 dicembre. Dai
No Tav ai No grandi navi. Domenica a piazza del Popolo a Roma sono
intervenuti anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e l'attivista
No Tav Nicoletta Dosio
di Roberto Ciccarelli
ROMA
Si è chiusa domenica sera con un concerto in piazza del popolo a Roma
la campagna per il «No» al referendum costituzionale del 4 dicembre più
invisibile nei dibattiti televisivi che la storia politica italiana
ricordi. Per gli organizzatori sono state cinquantamila le persone che
hanno riempito la piazza, senza avere bisogno di photoshop, gazebo,
fotografie scattate da angolature impensabili. Hanno sfilato in un
pomeriggio festivo, lungo un percorso anch’esso atipico per i cortei
nella Capitale, aggirando il centro, percorrendo il Muro Torto che
attraversa Villa Borghese e arriva al Lungo Tevere. Tutto è stato fatto
per nascondere agli occhi di una città deserta, e a quelli di un paese
obnubilato dalla propaganda governativa per il «Sì», una campagna che
dura almeno da ottobre con le prime manifestazione degli studenti il 7
ottobre e lo sciopero generale dei sindacati di base il 21 (con corteo
il 22, sempre a Roma). Quello che è stato definito dai promotori del
corteo «silenzio mediatico» non è riuscito ad allontanare i manifestanti
da Roma. Le perquisizioni degli autobus diretti verso la Capitale o le
voci infondate su scontri o disordini non li hanno fatti desistere. In
un percorso lungo chilometri, insieme alle principali sigle dei
movimenti sociali (dai No Tav ai No Triv, alla casa), molte reti di
movimento, associazioni, studenti per il «No» hanno sfilato anche
famiglie, cittadini e bambini.
«ERANO ANNI che non si vedevano in
questa piazza persone in lotta, dalla ValSusa alla Laguna di Venezia,
dai territori contro le trivelle – ha detto dal palco Marta del Comitato
No Grandi Navi – Siamo convinti che si possa portare una ventata di
cambiamento dopo il 4 dicembre. Un percorso per buttare in aria il
partito stato del Pd e dei suoi alleati».
IL CORTEO «C’È CHI DICE
NO» ha rappresentato, visibilmente, la smentita dell’immagine
dell’«accozzaglia» usata da Renzi per diffamare l’opposizione alla sua
riforma costituzionale. In questo caso il «No» è sociale ed è sostenuto
da quelli che, veramente, conducono le lotte contro le politiche del
governo: contro la riforma della scuola, ad esempio, o quella del
lavoro. «Questi volti, queste storie in Tv nessuno li ha visti in questi
mesi di dibattiti – sostiene Stefano, un altro portavoce della
manifestazione – fa comodo distrarsi con i relitti della politica di
questo paese e far tacere chi vive con 500 euro al mese o lavora con i
voucher». «Renzi ci fa sbellicare dalle risate quando sostiene che
questa costituzione gli impedisce di fare le sue “riforme” – ha aggiunto
Lorenzo – il Jobs act, il Salva banche, lo Sblocca italia sono alcuni
degli esempi di quanto possano essere devastanti le riforme di chi ora
vuole ancora più potere».
DAL PALCO della manifestazione sono
intervenuti anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e l’attivista
No Tav, già candidata alle Europee per la Lista Tsipras Nicoletta Dosio,
oggi sottoposta ai domiciliari. «La mia evasione è felice perché è
appoggiata dal popolo No Tav, la solidarietà che mi viene da tante parti
è grande insieme a me lottano in molti con grande determinazione – ha
detto Dosio – Il mio “No” viene da lontano. A difesa di una costituzione
che dovrebbe garantire un diritto al lavoro, che la sovranità dovrebbe
appartenere al popolo. Lotto per un mondo diverso dove chi lotta non
deve essere messo in ginocchio dalle misure preventive».
PIÙ
VOLTE, nel corso del percorso che ha lambito anche il ministero
dell’Economia protetto da grate alte cinque metri e da un temibile
schieramento di camionette e reparti antisommossa, è stato scandito
slogan, e l’auspicio: «il nostro NO lo senti nelle strade, il 4 dicembre
il tuo governo cade». Il concetto è stato ripreso da De Magistris che
ha evocato, dopo una vittoria del «No», «un grande movimento popolare
contro le oligarchie dal 5 dicembre. La politica oggi deve mettere al
centro le persone, il lavoro e i beni comuni. Napoli è l’unica città
italiana che ha rispettato il referendum sull’acqua pubblica e l’ ha
sottratta al capitale. Voglio ringraziare le persone che nella mia città
si stanno riappropriando dei beni abbandonati e, con l’autogoverno, li
stanno restituendo ai cittadini. Ai bugiardi che dicono che la riforma
costituzionale elimina i costi della politica, ricordo che quello di
Renzi è il primo governo europeo per acquisto delle armi, 64 milioni di
euro al giorno».