il manifesto 29.11.16
L’ultima cartuccia di Renzi: 50 euro ai pensionati poveri
La
campagna per il referendum. Il premier presenta la manovra insieme al
ministro Padoan. Dal presidente della Commissione Ue Juncker fino
all’Ocse, le grandi istituzioni internazionali con il Sì: «Assicura la
governabilità»
Tutti ricordiamo la famosa uscita di
Berlusconi – «cancellerò l’Ici sulla prima casa» – nel 2006 a pochi
giorni delle elezioni, asso tirato fuori dalla manica in un confronto tv
con l’avversario Romano Prodi: mutatis mutandis, dopo dieci anni, ci
ritroviamo con il premier Matteo Renzi di fronte alla sfida più grossa
della sua carriera politica, quella del referendum costituzionale.
Chiaro che ci scappino anche in questo caso prebende e promesse: nella
legge di Bilancio «ci saranno 30-50 euro al mese per le pensioni più
basse», ha spiegato Renzi, aggiungendo poi che «non siamo riusciti ad
arrivare a 80 euro».
Si tratta del capitolo pensioni che introduce
anche l’Ape, e che vedrà anche «la ricongiunzione gratuita» dei
versamenti fatti e i fondi per la non autosufficienza «che aumentano di
50 milioni, arrivando in tutto a 450 milioni».
Un modo per
conquistare la base più popolare dell’elettorato? Può darsi, visto tra
l’altro che le grosse istituzioni internazionali si sono tutte espresse
per il Sì: dopo i prestigiosi endorsement di Barack Obama e Angela
Merkel, passando per l’interessamento delle grandi banche d’affari,
delle agenzie di rating, di bibbie della finanza come il Wall Street
Journal e il Financial Times (con l’eccezione dell’Economist che è per
il No), siamo arrivati ieri al presidente della Commissione Ue
Jean-Claude Juncker e all’Ocse.
Secondo l’Ocse il Sì al referendum
costituzionale del 4 dicembre sarebbe «un passo avanti» per le riforme
in Italia perché «semplifica il processo legislativo e chiarisce le
responsabilità tra governo centrale e locale che impediscono gli
investimenti pubblici e privati». Parola dell’outlook di novembre
dell’organizzazione con sede a Parigi. «Proseguire e approfondire le
riforme strutturali per migliorare il livello di vita di tutti gli
italiani è fondamentale», conclude l’Ocse.
Altrettanto esplicito
era stato, domenica in una intervista a La Stampa, il presidente della
Commissione europea Juncker. Parlando del referendum del 4 dicembre,
Juncker rileva che è un passaggio essenziale per definire l’architettura
istituzionale dell’Italia nei prossimi anni. «Non voglio interferire in
questo dibattito – ha precisato – Ma che l’Italia debba continuare un
processo di riforme è una cosa ovvia. E che Renzi aggredisca i problemi
dell’architettura istituzionale mi sembra una cosa buona». «Non so se
sarei utile a Renzi dicendo che vorrei che vincesse il Sì, quindi mi
limito a dire che non vorrei vincesse il No», ha concluso il presidente .
Ieri
tra l’altro il Financial Times aveva rinnovato i suoi timori in caso di
vittoria del No, ipotizzando addirittura il rischio di fallimento per
otto banche, tra cui Monte dei Paschi di Siena, Banca Etruria, Carige e
Popolare di Vicenza. Insomma la finanza internazionale guarda con
attenzione al referendum, e lo testimoniano le tensioni dell’apertura di
settimana ieri a Piazzaffari.
La manovra intanto ieri ha
incassato il primo via libera del Parlamento: 290 i sì, 118 i no a
Montecitorio, adesso passa all’esame di Palazzo Madama. Nessuno
stravolgimento, ha sottolineato ieri Renzi in conferenza stampa con il
ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. In Senato i margini per
ulteriori modifiche dipenderanno in gran parte anche dall’esito del
referendum.
Oltre ad annunciare i 30-50 euro per i pensionati con
assegno inferiore a mille euro, il presidente del consiglio rivendica di
aver tagliato le tasse: alle aziende come ai pensionati più poveri.
Renzi e Padoan, a una settimana dal fatidico 4 dicembre, hanno lanciato
messaggi rassicuranti: nessun rischio di esercizio provvisorio, il
Senato va avanti e avrà anche il tempo per nuove modifiche al ddl
Bilancio.
La direzione intrapresa dal governo – ha notato il
ministro dell’Economia – «è quella giusta»: a confermarlo anche l’Ocse
che «dà il debito in calo nel 2016». «La solidità finanziaria del Paese –
ha concluso dunque Padoan – continua a essere perseguita».
Una
volta che il ddl bilancio passerà all’esame del Senato, dove l’iter
entrerà nel vivo solo dopo il ponte dell’8 dicembre, sulla carta saranno
diversi i capitoli che potranno essere ulteriormente migliorati:
banche, enti locali e giochi sono i nodi in attesa di essere sciolti.