il manifesto 25.11.16
Jill Stein ci prova: 3 milioni per il «riconteggio dei voti»
La Casa sbianca. Leader dei Verdi raccoglie i fondi per indagare in Wisconsin, Michigan, e Pennsylvania
di Joseph Giles
Wisconsin,
Michigan, e Pennsylvania: sono i tre stati nei quali potrebbe essere
richiesto un clamoroso riconteggio dei voti. Si tratta degli stati
decisivi per la vittoria di Trump (in Winsconsin il tycoon l’ha spuntata
per appena 27mila voti). L’ipotesi di riconteggio in Wisconsin potrebbe
perfino essere reale, perché – mentre dallo staff di Hillary ancora non
si è alzata una voce ufficiale – Jill Stein, la candidata dei Verdi, ha
già raccolto più dei due milioni di dollari necessari per attivare la
procedura del riconteggio. Un risultato economico ottenuto a tempo di
record attraverso un crowfunding in rete e che oggi, limite temporale
massimo per raccogliere almeno due milioni di dollari, potrebbe attivare
l’operazione.
TUTTO NASCE DAI SOSPETTI seguiti alla votazione nei
tre stati. Il primo a segnalare la possibilità di richiedere un
riconteggio è stato J. Alex Halderman, esperto informatico che dirige il
Centro per la sicurezza informatica dell’Università del Michigan.
Halderman avrebbe notato come alcune delle macchine utilizzate per il
voto elettronico presenterebbero «seri problemi in termini di
cybersicurezza» che le esporrebb quindi al rischio dell’intrusione di
hacker. Secondo il professore – pur non essendoci al momento prove
dell’opera di pirati informatici sulle macchine in stati chiave che sono
stati attribuiti a Trump – a suo avviso sarebbe necessaria una verifica
per assicurarsi che non sia davvero così. Dello stesso avviso anche
John Bonifaz, avvocato specializzato in diritto di voto.
Entrambi
avrebbero individuato come risultati a rischio proprio quelli di
Wisconsin, Michigan, e Pennsylvania, proprio quelli che avrebbero
determinato la sconfitta della ex segretario di Stato conclamando invece
la vittoria finale per il miliardario Donald Trump. Si tratta di
avvisaglie cui qualcuno ha deciso di dare un seguito. fin da subito si
sono formati gruppi di esperti ed attivisti e il cui numero va
crescendo, che sostanzialmente chiedono alle autorità competenti di
considerare seriamente la possibilità di un riconteggio. Anche
l’entourage di Hillary Clinton è stato invitato a prendere posizione,
benché al momento dallo staff dell’ex segretaria di stato non sia
arrivata alcuna conferma o meno riguardo un’eventuela richiesta di
riconteggio. Chi si è mossa è invece Jill Stein, la cui sottoscrizione
ha già superato i 3 milioni di dollari, un milione in più dei 2 milioni
necessari per fare domanda di riconteggio nel Wisconsin, i cui termini
scadono oggi. «Tali questioni devono essere indagate prima che le
elezioni presidenziali 2016 vengano certificate», ha affermato la
candidata dei Verdi. La campagna prevede di raccogliere tra i 6 e i 7
milioni di dollari «per finanziare le richieste di riconteggio nei tre
stati».
DONALD TRUMP nel frattempo prosegue nel suo lavoro di
ricerca di personale e tentativi di ammorbidire alcune sue posizioni,
almeno a parole. Dopo aver rilasciato l’ennesimo video nel quale
annuncia di lavorare anche durante la giornata del ringraziamento,
secondo rumors provenienti dal suo staff, pare che il tycoon abbia
l’intenzione di affidre il ruolo d segretario al commercio a Wilbur
Ross, considerato da sempre, secondo il Washington Post il «re della
bancarotta» per la sua attività di rilevare aziende in crisi che però
hanno grandi potenzialità sul fronte dei margini di profitto. Un altro
miliardario che potrebbe comporre la futura squadra di governo.
Infine,
sempre nella giornata di ieri, secondo un consulente di Donald Trump in
campagna elettorale, Bob Walker, l’amministrazione Trump avrebbe
intenzione di limitare il ruolo della Nasa per quanto riguarda il clima.
Per Walker «non c’è bisogno che la Nasa faccia un monitoraggio
ambientale politicamente corretto» ha spiegato al Guardian.
E PER
CAPIRE L’ATTUALE CLIMA negli Usa: nei giorni scorsi in Texas alcuni
comunisti hanno protestato contro la manifestazione fascistoide e
suprematista annunciata con lo slogan «White lives matter».