il manifesto 1.11.16
Mattarella elogia Israele che progetta annessione colonie
Israele.
Il presidente italiano ribadisce l'alleanza stretta tra Roma e Tel Aviv
mentre alcuni ministri israeliani invocano l'annessione immediata delle
colonie ebraiche in Cisgiordania
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
Acqua passata. È già alle spalle la vicenda della «punizione divina»
che il vice ministro israeliano Ayoub Kara aveva visto nei terremoti che
hanno colpito il nostro Paese “colpevole” di non aver votato contro le
recenti risoluzioni dell’Unesco su Gerusalemme Est. Tra Italia e Israele
è amore, passione, complicità, comprensione. Un amore travolgente che,
come accade in questi casi, rende ciechi e porta Roma a perdonare tutto a
Tel Aviv. E a non vedere più l’occupazione dei Territori palestinesi,
la violazione e la negazione di diritti, le continue attività di
espansione delle colonie israeliane. Lo testimoniano le parole del primo
ministro Renzi, unico dei principali leader europei a sconfessare
apertamente il mese scorso il voto dell’Unesco sullo status di città
occupata di Gerusalemme Est. Lo confermano le dichiarazioni fatte ieri e
domenica dal presidente Mattarella in visita ufficiale di quattro
giorni in Israele e, in misura limitata, nei Territori palestinesi
occupati. «I rapporti tra Italia e Israele affondano radici in tempi
antichi. Si tratta di una lunga storia comune. Sono rapporti
straordinari sul piano bilaterale…Adesso dobbiamo guardare al futuro
anche con maggiore ambizione… Israele con la sua democrazia così forte e
vitale costituisce un modello per tutta la regione», ha detto ieri
Mattarella incontrando a Gerusalemme il capo dello stato israeliano
Reuven Rivlin. Domenica il presidente italiano aveva condannato con
forza, definendolo «inammissibile», il boicottaggio di Israele.
Mentre
Mattarella proseguiva l’elogio sperticato di Israele, esponenti di
primo piano del governo Netanyahu erano impegnati a silurare
definitivamente la soluzione dei “Due Stati” che pure il presidente
italiano ha detto, di nuovo ieri, di sostenere per il futuro del Medio
Oriente. La vice ministra degli esteri Tzipi Hotovely, del partito di
maggioranza Likud, e il deputato ultranazionalista Betzalel Smotrich,
hanno avviato una campagna per l’annessione immediata a Israele delle
colonie ebraiche in Cisgiordania, a cominciare dalla più grande, Maale
Adumim (37mila abitanti), pochi chilometri a est di Gerusalemme. «La
risposta alla lotta internazionale su Gerusalemme è la sovranità
(israeliana) su Maale Adumim. In questo modo Gerusalemme rimarrà per
sempre unita», ha affermato Hotovely durante una manifestazione
organizzata da Yesha, il consiglio delle colonie. La vice ministra degli
esteri ha esortato il governo a prendere «una decisione storica». Gli
insediamenti ebraici «non sono un figliastro ma un primogenito molto
importante per il popolo di Israele», ha aggiunto «consulenti legali e
pressione internazionale non decideranno ciò che per noi è una questione
fondamentale». A sostegno di Hotovely e Smotrich si sono schierati il
ministro Naftali Bennett, leader del partito Casa Ebraica, che da giorni
inonda la rete di appelli ad annettere la Cisgiordania o gran parte di
essa, e un altro ministro, Haim Katz.
L’annessione di Maale Adumim
– che incontra crescenti sostegni – e nuove costruzioni israeliane
nella adiacente striscia di terra strategica nota con il nome di E1,
taglierebbero la Cisgiordania in due parti rendendo impossibile ogni
residua possibilità di realizzare uno Stato di Palestina con un
territorio omogeneo. Inevitabile la reazione palestinese. Il segretario
dell’Olp Saeb Erekat, attraverso il suo portavoce Xavier Abu Eid, ha
commentato che la campagna avviata da Hotovely, Katz, Smotrich e
Bennett, conferma la mancanza di serietà dei leader israeliani nei
confronti della soluzione dei “Due Stati”.