il manifesto 1.11.16
Videosorveglianza in cattedra
L'era
del sospetto. Arrivano le telecamere di controllo nelle scuole e per il
patto di fiducia tra docenti e genitori è il colpo di grazia
Pd schizofrenico sulla legge appena votata dalla Camera
di Giuseppe Caliceti
Cosa
pensa il Pd sulla questione delle telecamere nelle scuole? È
inevitabile chiederselo perché, da una parte, la Regione Emilia Romagna
e, per esempio, il consiglio comunale di Reggio Emilia, respingono il
progetto di legge presentato alla camera sull’installazione di
telecamere di videosorveglianza in luoghi pubblici come le scuole, gli
asili e le case per anziani.
Dall’altra parte però, la Camera, col
voto fondamentale del Partito democratico, ha appena approvato la
proposta di legge: 279 i voti a favore, 22 i contrari, 69 gli astenuti;
solo Sinistra Italiana ha votato contro, mentre al M5s non è venuto in
mente niente di meglio che astenersi.
Intanto le telecamere, dopo la scontata approvazione anche in Senato, potranno entrare in questi luoghi pubblici più facilmente.
Ora,
è vero che i comportamenti deviati vanno perseguiti; ma se sono
comportamenti deviati dei singoli, sarebbe bene che fossero perseguiti a
livello individuale. Insomma, se uno ruba, non si può fare una legge
che parta dal presupposto che tutti sono ladri. Invece questa volta va
proprio così.
Ma che bisogno c’era di questa legge? Di fronte a
una denuncia, le telecamere in aula potevano già essere messe. Allora?
La differenza tra l’attuale situazione per cui davanti a denunce degli
interessati e a ipotesi specifiche di reato la magistratura può disporre
di un sistema di videosorveglianza relativo a soggetti ben individuati e
a specifici luoghi (classi), e ciò che invece prevederebbe questa
legge, sembra che sarebbe questo: se d’accordo con i sindacati, ma anche
senza l’accordo con essi, si potrebbe/dovrebbe impiantare un sistema di
video sorveglianza che riguarda tutta l’unità scolastica. Sganciando in
tal modo la videosorveglianza da specifiche e individuali ipotesi di
reato.
Insomma, tutti sorvegliati. Preventivamente. Poi, nel caso
che qualcuno (genitori, altri docenti, il dirigente, boh, la legge non
lo dice, quindi tutti) faccia denuncia il magistrato, si dispone della
decodifica.
Anche nel caso non sia poi ravvisato reato, dunque, le
informazioni sensibili diventano “pubbliche”. In poche parole: si
controllano tutti perché ci sarebbe o ci potrebbe essere qualcuno che
dovrebbe essere controllato. La legge poi non esplicita, ma forse
sottinende, che qualsiasi soggetto potrebbe/dovrebbe richiedere il
sistema di videosorveglianza. E nel Nord Italia ci sono già scuole
private che “vendono” il sistema della videosorveglianza preventiva come
sinonimo di qualità maggiore dell’istituto, capace di garantire ai
genitori degli studenti maggiore serenità.
Si va dunque verso una
militarizzazione sempre più massiccia e compiaciuta della scuola. Si
fanno entrare i bambini e i ragazzi nell’epoca del sospetto. Minando
definitivamente il patto educativo di fiducia tra docenti e genitori
degli studenti. Minando così mortalmente non solo la scuola, ma la
stessa idea di infanzia e di adolescenza. Un danno enorme e non
quantificabile che ricadrà, soprattutto, sulle spalle dei nostri figli e
dei nostri studenti.
Molti parlamentari del Pd che hanno detto sì
a questa legge cercano faticosamente di mettere in evidenza gli aspetti
preventivi di tipo pedagogico della legge, parlando di misure
deterrenti per l’uso di telecamere. Legge che però, stranamente, prevede
alla fine uso di telecamere.
È come se il Pd si dichiarasse
contro il porto d’armi generalizzato o la pena di morte generalizzata,
però poi votasse una legge che, dopo ogni tipo di prevenzione e
formazione in tal senso, prevedesse che si possano effettuare.