il manifesto 18.11.16
La svolta di Berlino, una coalizione «rossoverde» governerà la città
di Sebastiano Canetta
BERLINO
Una svolta politica annunciata. A suo modo anche «storica». Berlino
verrà amministrata dalla coalizione «rossoverde». Le urne di settembre
avevano già sanzionato la svolta con i numeri all’interno
dell’Abgeordnetenhaus, la camera dei deputati della città-stato: Spd,
Linke e Verdi contano 92 seggi su 149, mentre la prosecuzione
dell’intesa «federale» Spd-Cdu si ferma a 69.
E ieri è arrivata la
conferma ufficiale, al termine della tradizionale discussione del
dettagliato programma che vincolerà sindaco e maggioranza. Il primo
cittadino Michael Müller (Spd) della capitale tedesca, già sindaco dal
2014, conterà su 4 assessori Spd e tre ciascuno di Linke e Verdi. «È
l’alba di una coalizione per il rilancio»: così Müller, anticipando che
la riqualificazione di strade e scuole sono in cima alle priorità
dell’amministrazione. Nel programma concordato spicca l’ambiziosa
riduzione del carbone, fonte di riscaldamento soprattutto nelle
abitazioni dell’ex Ddr. Potrebbe essere invece la Linke a governare
un’altra questione cruciale: 6 mila nuove unità abitative nella regione
metropolitana di Berlino. I Verdi invece si occuperanno dello «sviluppo
urbano», non solo nella gestione del traffico, ma anche nella strategia
della mobilità sempre più ecologica. In base all’intesa raggiunta dopo
due mesi di trattative, la Linke avrà anche il nuovo incarico alla
cultura, probabilmente appannaggio di Klaus Lederer. L’assessorato
all’economia è l’altro obbiettivo raggiunto dai Verdi con Ramona Pop,
anche se le finanze resteranno nelle mani della Spd.
Dunque,
Berlino apre uno scenario in assoluta controtendenza rispetto alla
Grosse Koalition di Angela Merkel e restituisce la forza dell’aternativa
possibile. Nessuno tuttavia può nascondere anche gli ostici dossier, a
cominciare dai conti di bilancio in profondo rosso sull’onda della
riunificazione della città-simbolo. Ma è altrettanto preoccupante
l’incompiuta realizzazione del nuovo aeroporto internazionale intitolato
a Willy Brandt: i costi sono già lievitati da 2,2 a 7 miliardi di euro e
il cantiere «all’italiana» non sarà concluso prima del 2019.