il manifesto 17.11.16
Primo sì della Knesset alla legalizzazione degli avamposti coloniali
Cisgiordania
occupata. Israele non si ferma dopo vittoria dell'alleato Donald Trump.
Approvata la Regulation Law, la sanatoria retroattiva delle colonie non
riconosciute dalla stessa legge israeliana. A Gerusalemme Est 72
famiglie palestinesi a rischio di sgombero dalle loro abitazioni
Michele Giorgio
GERUSALEMME
La maggioranza di destra israeliana si è ricompattata e, superate le
perplessità del partito Kalanu, ha approvato ieri alla Knesset, con
lettura preliminare, la proposta di legge sulla “sanatoria” retroattiva
degli avamposti coloniali ebraici, la Regulation Law, eretti in
Cisgiordania anche su terreni privati palestinesi in violazione del
diritto internazionale e della stessa legge israeliana. Il provvedimento
passa ora in commissione. Se approvato dal Parlamento in via definitiva
(dopo tre letture) potrebbe, tra le altre cose, salvare Amona, il più
grande degli almeno 100 avamposti coloniali, di cui la Corte Suprema ha
nuovamente chiesto lo sgombero entro il 25 dicembre perché costruito su
terreni privati palestinesi.
Il premier Netanyahu e il ministro
della difesa Lieberman continuano a manifestare dubbi sulla Regulation
Law proposta da Naftali Bennett, ministro dell’istruzione e leader del
partito ultranazionalista “Casa Ebraica”, sull’onda della vittoria di
Donald Trump negli Stati Uniti. Bennett è convinto che Israele debba
approfittare subito della posizione espressa da Trump durante la
campagna elettorale e dopo il voto. Secondo il neo presidente le colonie
ebraiche, in continua espansione nei Territori palestinesi occupati da
Israele nel 1967, non rappresentano un ostacolo per la soluzione del
conflitto. Per questo Bennett è stato il primo a sostenere la Regulation
Law poi adottata e formalizzata da tre deputati della destra. Invece
Netanyahu e Lieberman, che pure sono aperti sostenitori della
colonizzazione, sono più prudenti.
Il ministro della difesa (che
vive nella colonia di Nokdim, a sud di Betlemme) ritiene che Israele
debba trarre vantaggio in un modo diverso dalla linea della futura
Amministrazione, richiedendo gli Usa di riconoscere le cosiddette “aree
omogenee di insediamento ebraico in Cisgiordania”. Si tratta di Ariel,
Maaleh Adumim e Gush Etzion, i tre principali “distretti” coloniali in
Cisgiordania. Washington, nella visione di Lieberman, dovrebbe
pronunciarsi a favore della loro legalizzazione in cambio della rinuncia
di Israele ad espandere le colonie più isolate. «Se la nuova
Amministrazione Usa ratificasse la formula Bush-Sharon – ha affermato
Lieberman riferendosi ad una intesa del 2004 tra George W. Bush e l’ex
premier israeliano Ariel Sharon – non dovremmo più costruire altrove. Se
possiamo concentrare le costruzioni in zone dove già abitano l’80 per
cento dei coloni e non al di fuori, questa sarebbe una buona cosa». Il
ministro della difesa ha anche rivelato che i consiglieri di Trump hanno
inviato messaggi in cui chiedono a Israele di astenersi dal fare passi
ulteriori in Cisgiordania prima che la nuova Amministrazione si sia
formalmente insediata.
I ministri israeliani più estremisti non
hanno alcuna intenzione di aspettare mentre le 40 famiglie di Amona
continuano a mobilitarsi, pronte a resistere, anche con la forza,
all’ipotesi di evacuazione da parte dell’esercito e della polizia. Già
dieci anni fa, quando fu ordinato lo sgombero di alcune case
dell’avamposto (creato nel 1995), gli abitanti non esitarono a scatenare
scontri violenti. E se dovesse intervenire l’esercito per evacuare
Amona, potrebbero essere i palestinesi a pagarne subito le conseguenze.
Qualche giorno fa il sindaco israeliano di Gerusalemme, Nir Barkat, ha
avvertito che di fronte alla “cacciata” dei coloni di Amona la sua
amministrazione intensificherà la demolizione delle case arabe “abusive”
nella zona Est della città. Proprio a Gerusalemme il movimento dei
coloni, attraverso il loro braccio esecutivo nella città vecchia,
l’organizzazione Ataret Cohanim, hanno chiesto ai giudici di ordinare
l’evacuazione di 72 famiglie palestinesi dall’area di Batan al Hawa, nel
quartiere di Silwan. Si tratta di famiglie che vivono lì dagli anni
Cinquanta, su terre che negli anni passati le autorità israeliane hanno
trasferito, attraverso più passsaggi, alla Ataret Cohanim, che ora vuole
espellere i palestinesi e sostituirli con cittadini ebrei. Un anno fa
la famiglia Abu Nab fu cacciata via perchè viveva, secondo i documenti
in possesso dei coloni, in un edificio che più di cento anni fa ospitava
una sinagoga.