il manifesto 15.11.16
Nell’India di Modi la moneta è carta straccia
India.
In India Modi ha dichiarato le banconote da 500 e 1.000 rupie «fuori
corso», in nome della lotta alla corruzione e all’evasione. A pagarne le
conseguenze però sono le classi più povere
di Matteo Miavaldi
NEW
DELHI Martedì 8 novembre, alle 20, il primo ministro Narendra Modi in
un messaggio televisivo alla nazione ha annunciato – a sorpresa – una
manovra senza precedenti nel sistema economico nazionale.
Dalla
mezzanotte dello stesso giorno le banconote da 500 e 1.000 rupie (pari,
rispettivamente, a 6,8 e 13,6 euro) in uso in tutto il paese erano da
considerarsi fuori corso, «carta straccia», pezzi di filigrana senza
valore riscattabili fino al 30 dicembre 2016 presso le banche e gli
uffici postali.
Provando a rendere l’idea dell’impatto, è come se
da un giorno all’altro tutte le banconote superiori a 10 euro non
valessero più nulla.
EVASORI E CORROTTI L’iniziativa è stata
presentata come un colpo di grazia improvviso contro i corrotti e i
grandi evasori fiscali, nell’immaginario collettivo impegnati da decenni
ad ammassare valuta corrente non dichiarata da utilizzare per pagare
mazzette o transazioni illegali, i cosiddetti «black money».
Alla
messa fuori corso delle «vecchie banconote», l’86 per cento dei contanti
in circolazione nel sistema monetario indiano, corrisponde
l’introduzione di una nuova banconota da 2.000 rupie e, «presto», di
nuove banconote da 500 e 1.000 rupie.
Dopo due giorni di chiusura
di banche, bancomat e poste per permettere il ricambio dei contanti,
l’11 novembre, col potere d’acquisto cartaceo sostanzialmente azzerato,
centinaia di milioni di indiani si sono messi in coda per cambiare le
proprie banconote senza valore seguendo le indicazioni governative:
cambio immediato fino a 4.000 rupie presentando un documento d’identità,
depositi su conto corrente illimitati e senza controllo di provenienza
dei fondi fino a 250mila rupie, prelievo dagli sportelli fino a 10mila
rupie al giorno e 20mila a settimana.
LIMITI LOGISTICI Il sistema,
con solo 48 ore di tempo per prepararsi alla novità senza correre il
rischio di soffiate ai corrotti, ha mostrato tutti i limiti logistici e
umani di un’impresa tanto ambiziosa quanto inquietante. Banche e uffici
postali esauriscono i contanti da distribuire nel giro di un paio d’ore
dall’apertura; i bancomat fino a domenica scorsa non erano stati tarati
per la distribuzione delle nuove banconote da 2.000 rupie e
distribuivano solo banconote da 100, rimanendo a secco in pochi minuti.
Milioni
di persone, sia nelle città sia nelle zone rurali, non dispongono
ancora oggi di nuove banconote correnti e sono costretti alla fame o a
cambiare i propri soldi da strozzini che offrono tassi di cambio
indecenti: una banconota da 500, senza valore, per tre banconote da 100.
L’economia
in contanti del paese ha subìto una paralisi quasi totale, con mercati
deserti durante il weekend e venditori ambulanti costretti a buttare la
propria merce deperibile o a vendere a credito: nessuno disponeva di
banconote di piccolo taglio per la spesa quotidiana, nell’ordine di
poche centinaia di rupie.
GUERRA DI CLASSE La narrazione promossa
dal governo ruota attorno a una sorta di «guerra di classe» contro gli
evasori e la corruzione. Il primo ministro Modi e il ministro delle
finanze Arun Jaitley a più riprese hanno fatto appello allo spirito di
sacrificio della popolazione indiana, esortando l’«uomo comune» a
resistere agli «inconvenienti» di questi giorni. Un male temporaneo ma
necessario per stanare gli evasori, ora che siedono su montagne di
banconote senza valore e, per non perdere tutto, sono costretti a
dichiarare il proprio denaro al fisco depositandolo in banca.
Le
opposizioni e gli ambienti progressisti della stampa nazionale hanno
sollevato proteste anche ufficiali, sottolineando l’inefficacia sul
lungo termine della manovra. Secondo le stime del fisco indiano, dei
beni non dichiarati sequestrati dalle autorità tra aprile e ottobre
2016, solo il 6 per cento era in banconote: gli evasori preferiscono
depositare denaro nei conti offshore o investirlo nel mercato
immobiliare, in terreni, oro o gioielli.
CASHLESS ECONOMY L’unico
effetto di questa «campagna anticorruzione», lamentano la chief minister
del Bengala occidentale Mamata Banerjee e il chief minister di New
Delhi Arvind Kejriwal, è rendere la vita impossibile a milioni di
indiani lower middle class tagliati fuori dalla cosiddetta «cashless
economy», fatta di transazioni telematiche, pagamenti con carta di
credito o debito, app per smartphone legate ai conti correnti attraverso
le quali si può acquistare di tutto: dalle verdure ai biglietti del
cinema, pagare le bollette e ricaricare il cellulare. Un lusso a cui
hanno accesso solo una piccola percentuale degli indiani urbani.
Nonostante
le vecchie banconote possano essere ancora usate alle pompe di benzina,
nei chioschi del latte, nelle farmacie e ospedali governativi, per i
pedaggi autostradali e nelle biglietterie di treni e autobus a lunga
percorrenza (fino al 24 novembre), la poca informazione e il panico
spingono tutti, anche chi potrebbe, a non accettare banconote da 500 o
1000 rupie, risultando in disagi enormi che si riversano a cascata su
altri settori dell’economia.
CIBO E BENI DI CONSUMO La sospensione
forzata dei pagamenti in contante, ad esempio, secondo alcune
indiscrezioni filtrate sulla stampa nazionale potrebbe bloccare nel giro
di pochi giorni il sistema di distribuzione di cibo e beni di consumo
primario, che in India al 90 per cento viaggiano su strada.
Gli
autotrasportatori, secondo Wion News, sono bloccati da due giorni in
autostrada poiché ai pedaggi e nei benzinai non accettano le vecchie
banconote. Stesso discorso per la vendita all’ingrosso di verdura e
frutta, fino a cinque giorni fa condotta sempre utilizzando denaro
cartaceo.
Il ministro delle finanze Arun Jaitley, svelando forse
il reale obiettivo della campagna, nella giornata di domenica ha
dichiarato: «Una volta che il denaro sarà di nuovo in circolazione e,
soprattutto, nelle banche, i vantaggi per l’economia e il business
saranno crescenti.
La capacità delle banche di prestare capitali e sostenere le imprese, con tutta questa liquidità, sarà largamente aumentata».