il manifesto 11.11.16
Renzi demonizza ma non scendiamo in rissa
No!. Rubrica a cura del comitato per il No
«Dopo
di me il diluvio»: dalla personalizzazione alla drammatizzazione. La
nuova strategia di Renzi per raccogliere qualche sì in più è spargere
terrore (complici le Moody’s di turno), alzare i toni (vedi il braccio
di ferro con Bruxelles o il «fuori fuori» della Leopolda), demonizzare
gli avversari definendoli «accozzaglia». Un modo come un altro di
trasformare il confronto in una rissa, malgrado il capo dello Stato
abbia invitato tutti (quindi anche lui) ad abbassare i toni.
Ma
mentre Renzi, nervoso, strilla, il Comitato per il no nel referendum
costituzionale lavora, andando città per città e piazza per piazza a
spiegare il vero significato di una riforma che non fa quello che dice e
dice quello che non fa: entrare nel merito e svelare il bluff è ciò che
i cittadini apprezzano di più perché li aiuta a capire, a farsi
un’opinione consapevole.
Un consenso che presto sarà misurato
nelle urne, visto che il tribunale di Milano ha respinto il ricorso sul
quesito e dunque il referendum del 4 dicembre si farà senza ulteriori
rinvii. Per il Comitato per il no, il quesito sottoposto agli elettori,
pur deformato e falso, non cambierà la sostanza del risultato: le
elettrici e gli elettori sapranno riconoscere che è giusto votare no. Ma
è un consenso che è già possibile registrare sui canali social, dove la
distanza tra il sì e il no appare ormai incolmabile: 111mila like sulla
pagina Facebook (contro i 54mila di Basta Un Sì), con, solo nell’ultimo
mese, 11 milioni di persone che hanno visto i contenuti (47 milioni di
visualizzazioni) e 1 milione che ha interagito (mi piace, condivisioni,
commenti).
E sono ormai la bellezza di 700 i comitati locali sparsi per la penisola.