il manifesto 11.11.16
Suprematisti con Trump: «Salverà la razza bianca»
Xenofobia.
Martedi sera, dal suo quartier generale in un sobborgo residenziale di
New Orleans, l’ex Gran Dragone del Ku Klux Klan David Duke è stato tra i
primi a congratularsi, via social network, con Trump
di Guido Caldiron
«Dio
benedica Donald Trump. È venuto il tempo di fare le cose giuste, di
rendere agli Usa il posto che meritano nel mondo. Voglio rendere omaggio
a tutti i bianchi che hanno votato per la difesa della loro cultura e
dei loro figli».
Martedi sera, dal suo quartier generale in un
sobborgo residenziale di New Orleans, l’ex Gran Dragone del Ku Klux Klan
David Duke è stato tra i primi a congratularsi, via social network, con
Trump, certo che «con questa vittoria sono le idee per le quali
combattiamo da una vita ad essersi imposte». Per lui in realtà l’onda di
piena che ha portato il miliardario newyorkese alla Casa Bianca non è
stata sufficiente per ripetere l’exploit che all’inizio degli anni
Novanta gli aveva consentito di sedere per un certo tempo nel Senato
dello Stato della Louisiana. Se il suo modello ce l’ha fatta, l’ex
klanista ha subito invece, fortunatamente, una netta sconfitta nella sua
corsa per il parlamento locale.
L’ultimo grande leader del
suprematismo bianco – cui è dedicato il documentario di Riccardo
Valsecchi, The Nazi Hustle – L’anima Nera di Donald Trump, arrivato
nelle sale italiane alla vigilia del voto statunitense – che tra i primi
aveva inaugurato fin dagli anni Ottanta la nuova linea del razzismo
americano che punta a descrivere la comunità wasp come oggetto di
discriminazioni e violenze da parte delle minoranze, si è fatto
interprete di un entusiasmo largamente diffuso negli ambienti della
destra radicale che, mentre si moltiplicano le manifestazioni degli
antirazzisti contro il miliardario, annuncia di voler sostenere in ogni
modo il nuovo presidente, anche di fronte a coloro che «in queste ore –
come ha scritto ancora Duke – incitano i loro soldati di strada a
combattere una guerra contro il nostro popolo».
Se nella notte
elettorale americana il commentatore, afroamericano, della Cnn ed ex
consigliere di Barack Obama, Van Jones, ha coniato il termine di
white-lash, espressione che unisce i termini white, bianco, e backlash,
che sta sia per «contraccolpo» che per «reazione negativa», per definire
il terremoto politico che prendeva corpo di fronte ai suoi occhi mano a
mano che si chiudevano i seggi nei diversi Stati, «questo voto
rappresenta una ribellione contro le élite, ma è anche un white-lash
contro un presidente nero e un paese che sta cambiando», ha spiegato il
giornalista, ai quattro angoli del paese gruppi ed esponenti della
galassia suprematista e anti-immigrati hanno fatto sapere di considerare
quella di Trump come una vittoria delle loro idee che sono pronti a
difendere a qualunque costo.
L’ex marine Jim Gilchrist, un reduce
del Vietnam che è stato tra i fondatori oltre una decina di anni fa del
Minutemen Project, gruppo ispiratore delle numerose formazioni, spesso a
vocazione paramilitare, che pattugliano la frontiera con il Messico,
specie in Arizona, per «fermare l’invasione» dei migranti, ha fatto
sapere che con la conquista della Casa bianca di Trump, apertamente
sostenuto da simili gruppi, considera di aver portato a termine il suo
compito di patriota: «Ora spetterà al nuovo presidente completare
l’opera e chiudere le frontiere».
Simili i toni anche presso il
«popolo del II emendamento», i sostenitori della libera circolazione di
ogni sorta di arma da fuoco da cui è sorto anche il cosiddetto movimento
delle Milizie. Gli Oath Keepers, uno dei gruppi più radicali e attivi
di quest’area che aveva risposto all’evocazione di possibili brogli da
parte del candidato repubblicano annunciando che i propri aderenti
avrebbero presidiato, in armi, i seggi elettorali, si è aggiunto alle
felicitazioni per Trump annunciando che anche in futuro «il presidente
potrà contare sul nostro sostegno».
Jared Taylor, considerato uno
degli ideologi della Alternative Right, animatore del sito American
Renaissance ed esponente del Council of Conservative Citizens,
formazione cui si ispirava Dylann Roof, il giovane che lo scorso anno ha
compiuto una strage in una chiesa afroamericana di Charleston, si
spinge ancora più in là, sostenendo che «Trump salverà la razza bianca,
penso che la sua presidenza sarà in qualche modo ispirata al
nazionalismo bianco e alla volontà di fermare la «sostituzione di
popolo» ad opera degli immigrati ispanici, che è in atto nel nostro
paese». Anche se non sarà solo il presidente degli eredi del Klan e non
deve certamente solo a questo la sua elezione, Trump potrà contare in
questi ambienti su un piccolo ma determinato esercito di sostenitori.