il manifesto 10.11.16
D’Alema: su Gerusalemme «qualcosa di sconvolgente»
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
 «I presidenti vanno giudicati all’opera e non sulla base delle 
dichiarazioni elettorali. Certo è che Trump in campagna elettorale ha 
detto di essere pronto a riconoscere il diritto di Israele di annettersi
 Gerusalemme, che sarebbe una ferita non solo per i palestinesi ma per 
l’intero mondo arabo e direi sarebbe un colpo alla libertà religiosa 
anche per i cristiani». Così l’ex presidente del consiglio Massimo 
D’Alema ha risposto a una domanda del manifesto sui riflessi in Medio 
Oriente della vittoria di Trump, durante la visita che ha fatto ieri 
alla scuola per i bambini beduini di Khan al Ahmar, costruita dalla ong 
Vento di Terra, minacciata di demolizione dalle autorità israeliane. 
«Resto dell’idea che la Gerusalemme storica, dentro le mura, dovrebbe 
essere una città internazionale – ha aggiunto D’Alema – aperta a tutti e
 simbolo di convivenza e di pace. Invece l’ebraizzazione e la 
progressiva espulsione dei non-ebrei dalla città di Gerusalemme secondo 
me aprirà una ferita drammatica».
L’ex presidente del consiglio si
 è perciò augurato che Trump non riconosca come parte di Israele tutta 
Gerusalemme, inclusa la zona araba (Est) occupata durante la Guerra dei 
Sei Giorni nel 1967, e che comunque possa essere dissuaso dal farlo. «Il
 presidente americano – ha detto – contrariamente a quello che si pensa 
non è un uomo onnipotente ma deve tenere conto di un complesso di 
condizionamenti, di forze. Bisogna sperare che le premesse non divengano
 realtà perché se così fosse tutto diventerebbe più difficile, più 
drammatico. Soprattutto – ha sottolineato – avverrebbe una cosa dagli 
effetti imprevedibilmente sconvolgenti. Il conflitto diventerebbe 
definitivamente religioso. Finché si tratta di un conflitto nazionale 
attraverso la divisione del territorio può trovare una soluzione. Se 
invece diventa un conflitto religioso che ha al centro addirittura una 
città simbolo come Gerusalemme non ci sarebbero soluzioni possibili. E 
questo avrebbe conseguenze molto gravi compreso il fatto di rilanciare 
il fondamentalismo islamico».
D’Alema nei giorni scorsi ha avuto 
incontri con alcuni esponenti politici israeliani, tra i quali l’ex 
ministra degli esteri Tzipi Livni e il capo dell’opposizione laburista 
Yitzhak Herzog, e con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese 
Abu Mazen.
 
