Il Fatto 21.11.16
Intanto qualcuno distrugge lo Yemen
di Furio Colombo
IL
MONDO È PRESO da molte dispute, molte avventure e molte incertezze.
Una incertezza è se e come il nuovo isolazionismo di Trump riuscirà a
estrarre la presenza americana dal teatro ormai vasto dei conflitti dal
Medio Oriente al Nord Africa. Sappiamo che tre battaglie sono in corso e
che tutte e tre sono altamente simboliche. Dall'esito di almeno una di
esse il mondo islamico radicale trarrà le sue decisioni sul da farsi
subito e del riorganizzare la sua iniziativa bellica a medio e lungo
termine. Sono sotto assedio Mosul (Siria), Racca (Irak), Sirte (Libia).
Diciamo pure che delle tre battaglie (Mosul apparentemente la più
grande e la più grave) non si sa nulla. Ovvero ogni bollettino è un
bollettino di intenzioni, ogni racconto parla di durezza e difficoltà e
di un nemico in fuga che continua a essere in fuga, nello stesso luogo,
dieci giorno dopo l' annuncio della sconfitta. Le immagini sono quelle
dei cameramen e fotografi di ventura, che vanno, rischiano e vendono
(non sapremo quasi mai chi ritorna e chi no) e riguardano quasi sempre
fosse comune, raccapriccianti impiccagioni, e capi che, come in un
romanzo a puntate, che deve pur continuare, riescono a scappare
"nascosti tra la folla”. Manca sempre una notizia: la distruzione
sistematica, notte dopo notte, dello Yemen, non a cura dei terroristi
islamici ma della più elegante e amica delle potenze arabe legate
all'Occidente, l'Arabia Saudita. La sua aviazione, tutta di ultima
generazione americana, da mesi non dà tregua allo Yemen, che ha città
ridotte a macerie bambini e donne sepolti dalle rovine degli attacchi e
abbandonati, e non si sa più quale fazione sia dalla parte giusta per
sopravvivere. Però la distruzione continua. Su quale conto del
"Conflitto di Civiltà" metteremo lo sterminio delle Yemen quando, per
ragioni che non sappiamo immaginare, tutto questo finirà?