il manifesto 20.11.16
A reti unificate, in tv Renzi si fa in quattro
Il parabolico. Premier Millecanali è riuscito a battere Berlusconi
di Vincenzo Vita
L’esposto
presentato dal Comitato per il No al referendum costituzionale sulle
violazioni della par condicio di questa campagna in corso è davvero il
minimo sindacale.
La costante negazione di un corretto diritto
all’informazione meriterebbe qualche attenzione generale in più. Anche
da parte delle forze di sinistra, che talvolta sembrano ignorare la
gravità di quello che accade.
Stiamo parlando della torsione filogovernativa di grande parte dei media.
Questi
ultimi, oggi persino in misura maggiore rispetto all’età berlusconiana,
sono diventati una componente di una sorta di sistema politico
allargato, piuttosto che un rigoroso contropotere.
Ecco il perché
si è sentita l’esigenza di ricorrere allo strumento dell’esposto, cui
l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è tenuta a rispondere, e
non con qualche richiamo flebile e burocratico.
La legge 249 che
istituì l’Agcom introduce meccanismi sanzionatori affidati ad un
organismo che si voleva “cattivo” e determinato. La normativa sulla par
condicio è aggirata bellamente attraverso la costante presenza nelle
reti e nelle testate di Renzi, il quale usa molti travestimenti:
statista europeo, presidente del consiglio, leader di partito, esponente
di punta del Sì.
È così che salta ogni conteggio delle presenze
radiotelevisive. Renzi, infatti, quando parla sembra una star delle
telepromozioni, in cui il conduttore del programma a un certo punto apre
il siparietto pubblicitario, forte della presa sul pubblico del
programma stesso.
Sono forme sofisticate di manipolazione, che le
istituzioni preposte alla vigilanza dovrebbero sorvegliare. E punire,
quando necessario.
Le ultime due settimane prima del voto sono
decisive nella formazione dell’opinione elettorale. Ecco, quindi, che si
esige un comportamentale adeguato alla bisogna. Adesso, subito.
Altrimenti, come già è accaduto in passato, il «riequilibrio» è
richiesto a cose fatte.
Un punto, poi, merita un chiarimento. Il concetto di «riequilibrio».
Con
l’invito a Matteo Salvini, Fazio non pareggia la presenza della scorsa
domenica di Renzi. Renzi è il Sì. Salvini, con rispetto parlando, non
sintetizza le ragioni del No.
Serviva uno dei costituzionalisti
prestigiosi che diedero vita alla campagna contro la revisione della
Costituzione. O il presidente dell’Anpi, altrettanto decisivo. La forma è
sostanza. E viceversa. O Salvini è una sineddoche, la parte per il
tutto? Insomma, la Rai e Fazio non possono cavarsela così. Siamo seri.