domenica 6 novembre 2016

Corriere La Lettura 6.11.16
Musica e Scienza /2
Concerto per batteria e cellule staminali: quasi un esperimento
Il cardiologo Carlo Ventura e il percussionista Milford Graves insieme a Bologna
di Helmut Failoni

La scienza da una parte e la musica dall’altra. Ma sullo stesso palcoscenico. Nel segno della ricerca pura e del piacere sonoro. L’esperimento che si sta accingendo a fare il biologo molecolare Carlo Ventura è un passo in avanti nel rapporto fra due discipline in dialogo continuo, la scienza e la musica. Quello che si svolgerà dal 7 al 9 novembre al Festival Angelica di Bologna è una prima mondiale, «non di un concerto — specifica il biologo che ha all’attivo tre «Nature Scientific Reports» sull’argomento — ma di un esperimento dal vivo sul suono del cuore, per riprogrammare le cellule staminali aumentandone la capacità rigenerativa».
Sul palco del teatro che fu di Leo de Berardinis salirà un vecchio leone del free, il batterista e percussionista afroamericano Milford Graves, classe 1942, un passato lontano di studi con un maestro indiano e poi di fascinazione per la musica africana, cubana e per il buddismo. E una successiva rottura drastica con la tradizione jazzistica, che ha condiviso sul palco negli anni con musicisti quali Don Pullen, Giuseppi Logan, Albert Ayler, con il New York Art Quartet, ma anche con Miriam Makeba.
Da anni Graves collabora con Ventura a un progetto speciale, a cavallo fra biologia molecolare e musica, che insieme hanno chiamato Cell Vibrations (vibrazioni delle cellule). Prima di intercettarsi, i due, senza saperlo, lavoravano sugli stessi argomenti. Nel 2010 il biologo venne a conoscenza di un articolo firmato dal jazzista: in quelle pagine Graves parlava del suono della cardiogenesi, del suono del battito cardiaco e degli esperimenti ritmici che faceva per curare una sua disfunzione al cuore. «L’ho subito contattato ed è nata la collaborazione», racconta Ventura a «la Lettura». «Soffro di un’insufficienza cardiaca — spiega Graves — e per questo motivo mi sono messo a studiare l’impatto fisiologico della musica, e del suono in generale, sul nostro corpo. Tutto è iniziato quando le persone venivano da me dopo i concerti per dirmi che si sentivano meglio da un punto di vista fisico. Così ho iniziato ad approfondire il ruolo primario del cuore. Il suo suono è ancestrale, il più completo che ci sia. Nei guaritori africani il ritmo percussivo segue quello del battito cardiaco nella sua mutevolezza. Uso uno stetoscopio elettronico e un macchinario molto evoluto, con il quale registro il battito cardiaco e ne analizzo poi le poliritmie».
Ventura aggiunge: «Sono partito dall’ipotesi di un suono che parlasse alle cellule staminali per riparare dei danni. Le nostre cellule generano continuamente vibrazioni e suoni che narrano del loro stato di salute o sofferenza. Opportunamente convogliati alle cellule staminali, questi suoni sono in grado di farle trasformare nelle cellule mature del nostro organismo, cellule cardiache, nervose, muscolari, vascolari, ossee. La musica e la parola, attraverso il potere diffusivo del suono, possono raggiungere queste cellule dove loro già si trovano, rendendole capaci di avviare un processo di autoguarigione, senza più il bisogno del trapianto di cellule e tessuti. Bisogna però, e questa è la vera sfida, trovare strumenti tecnologici efficaci per portare la vibrazione dove serve e capire quanta intensità della stessa vada somministrata». Quali malattie si possono provare a curare con questo tipo di medicina rigenerativa? «Per ora non lo posso dire, perché sono in corso diversi brevetti».
Ed ecco l’idea dell’esperimento. Sul palco, di fronte al pubblico, oltre a Graves «ci saranno — continua Ventura — anche cellule staminali umane adulte, all’interno di un incubatore miniaturizzato e molto sofisticato in grado di tenerle in vita. I suoni del cuore riprodotti con le percussioni da Graves arriveranno alle cellule staminali, attivandone il differenziamento. Attraverso un sistema di Hyper Spectral Imaging saremo in grado di visualizzare in tempo reale la risposta iniziale delle radiazioni elettromagnetiche emesse dalle cellule in risposta alle vibrazioni sonore. Le immagini di queste radiazioni saranno proiettate su un’installazione appositamente creata, in modo che la platea le possa “vedere”. Le immagini del repertorio scientifico diventano così “paesaggio” per l’ispirazione dell’arte, in un dialogo continuo che spero ci porti ancora a sognare e a essere curiosi. Si potrà vedere che cosa accade nell’artista, che cosa accade con lo spettro vibrazionale delle radiazioni elettromagnetiche emesse dagli spettatori. Tutto ciò in fondo, da un punto di vista scientifico, è vedere la biologia con gli occhi della fisica».
Tra gli studi degli effetti della musica nei campi più diversi, Ventura ne cita uno in particolare: «Esiste un articolo scientifico sul trapianto di cuore nei ratti. Con il conseguente problema del rigetto. Il ratto infatti muore pochissimi giorni dopo il trapianto. Se però gli viene fatta ascoltare musica, sopravvive fino a 90 giorni, che è poi la sua vita quasi normale. In un unico caso il ratto muore subito anche se ascolta la musica. Se si tratta di heavy metal».