Corriere 8.11.16
La Cina «squalifica» i deputati indipendentisti Scontri a Hong Kong
I due giovani si erano rifiutati di giurare fedeltà dopo essere stati eletti con una valanga di voti
di Guido Santevecchi
PECHINO
Due anni dopo la grande protesta democratica che per 79 giorni aveva
bloccato Hong Kong, l’ex colonia britannica restituita alla Cina nel
1997 è rientrata in una spirale di crisi e mobilitazione di piazza.
Pechino ha deciso di squalificare due deputati indipendentisti eletti
con una valanga di voti a settembre nel Legislative Council, il
Parlamento della City. Il pronunciamento è stato causato dal fatto che i
due giovami deputati appartenenti a un movimento indipendentista
avevano rifiutato di giurare fedeltà alla madrepatria cinese e al
momento di recitare la formula di rito avevano aggiunto invocazioni
all’autodeterminazione di Hong Kong e anche insulti alla Cina.
Il
12 ottobre Yau Wai-ching, che con i suoi 25 anni è la più giovane eletta
della città, ha srotolato sul banco del giuramento una bandiera con la
scritta «Hong Kong is not China», ha sibilato per tre volte «People’s
Refucking of China», che significa più o meno «la strafottuta Cina» e ha
pronunciato «Chee-na», come facevano con disprezzo gli occupanti
giapponesi durante la Seconda guerra mondiale. L’altro deputato, Sixtus
Baggio Leung, 30 anni, è stato portato fuori con la forza dai commessi
in una mischia tra esponenti filocinesi e del fronte democratico. Sixtus
Leung si fa chiamare Baggio in onore del giocatore di calcio, ma la
questione non ha niente di sportivo.
Di fronte all’atteggiamento
dei due deputati il Legislative Council di Hong Kong è nel caos da un
mese e la decisione sulla loro entrata in carica è stata demandata ai
magistrati del territorio, che in base agli accordi tra Londra e Pechino
sulla restituzione, dovrebbe restare Regione amministrativa speciale,
semi-libera, fino al 2047. Ma il caso è stato avocato dall’Assemblea
nazionale del popolo di Pechino (il Parlamento centrale cinese), che
ieri ha comunicato il suo giudizio: i due deputati «rappresentano una
grave minaccia alla sovranità e alla sicurezza nazionale della
Repubblica popolare cinese». Chi sostiene l’indipendenza o
l’autodeterminazione e non giura secondo la formula di rito
«solennemente e con sincerità» fedeltà alla Cina non è legittimato a
servire Hong Kong come deputato. Secondo Pechino a Hong Kong non hanno
saputo gestire la situazione, il giuramento non può più essere ripetuto e
quindi Yau Wai-ching and Sixtus Baggio Leung resteranno fuori per
sempre. Il governo cinese «è determinato a fronteggiare con fermezza e
senza ambiguità le forze separatiste».
Il pronunciamento
dell’Assemblea di Pechino è l’intervento più diretto nella vita politica
di Hong Kong dal 1997 e ha riacceso la crisi tra i due campi, quello
filo-cinese e quello democratico con sogni di autodeterminazione.
Domenica oltre diecimila persone si sono mosse in corteo fino al
grattacielo che ospita il «liaison office» della Repubblica popolare
nella City; ci sono stati alcuni tafferugli, qualche arresto. La polizia
ha mobilitato duemila agenti.
Il capo dell’esecutivo di Hong
Kong, il filo-cinese CY Leung, ha prospettato una svolta dura, il varo
di una legge anti-sovversione.
In effetti, l’indipendenza di Hong
Kong non è nelle carte sottoscritte da Londra e Pechino. I due deputati
non hanno pronunciato il giuramento previsto dalla Basic Law (la
costituzione del territorio), ma l’intromissione di Pechino è un altro
colpo al principio «Un Paese due sistemi» che dovrebbe regolare i
rapporti fino al 2047. Il caso era in discussione di fronte alla
magistratura di Hong Kong, che dovrebbe essere indipendente, e invece è
stata scavalcata dall’Assemblea cinese. È questa forzatura che rischia
di riaccendere la protesta, anche da parte di quel vasto settore del
movimento democratico che lucidamente non insegue il sogno della
secessione dalla Cina.Ora, diversi giuristi di Hong Kong si chiedono che
cosa succederà dopo la squalifica dei due deputati: saranno indette
elezioni suppletive?
E se Yau e Baggio si ripresentassero, come
reagirebbe Pechino? Se invece ai due fosse vietato ricandidarsi, come si
comporterà il movimento giovanile che li ha votati in massa a
settembre?