Corriere 7.11.16
Bruxelles, la via stretta di Padoan
L’Ue aspetta altre mosse da Roma
di Federico Fubini
Oggi gli incontri all’Eurogruppo. Il dilemma all’interno della Commissione
Le
lettere non erano tutto, m a forse solo la parte dedicata al pubblico:
quella in cui entrambe le parti in causa cercano di provare alla platea
la propria determinazione. Lo scambio epistolare dei giorni scorsi dei
commissari europei Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici con il ministro
dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non ha risolto niente e potrebbe aver
radicalizzato le posizioni. La sua conseguenza però è che ora sui
dettagli del prossimo bilancio dell’Italia è ufficialmente aperto un
confronto fra Roma e Bruxelles. Oggi che si riunisce l’Eurogruppo dei
ministri finanziari, quindi Padoan, Moscovici, Dombrovskis e le loro
squadre avranno occasione di parlarne, anche perché sanno che nessuna
decisione è già stata presa sull’Italia.
La Commissione Ue aspetta
in questi giorni nuove informazioni dal Tesoro, nella speranza che
lascino intravedere un piccolo movimento per sollevare tutti da un
disagio ormai evidente. Quella sul bilancio italiano, vista da
Bruxelles, ormai è una partita sulla credibilità delle istituzioni
dell’area euro di fronte al Paese che oggi preoccupa più di qualunque
altro.
Mai come su questa legge di Stabilità dell’Italia per il
2017 era apparso chiaro che nel sistema di vigilanza sui bilanci
pubblici dell’area euro si è consumato uno slittamento. Le nuove regole
disegnate nel 2012, quelle del Fiscal compact, hanno spostato una dose
di potere dalle riunioni mensili dei ministri finanziari dei 19 Paesi
(Eurogruppo e Ecofin) verso un organismo sovranazionale come la
Commissione Ue. Adesso per un governo è più difficile rovesciare
nell’Eurogruppo la proposta di una procedura a proprio carico, come
riuscì a Francia e Germania nel 2003 con l’aiuto dell’Italia. Se nelle
prossime settimane Dombrovkis e Moscovici suggerissero formalmente
all’Ecofin di approvare una procedura di deficit eccessivo contro il
governo di Roma, per Padoan sarebbe quasi impossibile impedirla. In base
alle vecchie regole, sarebbe bastato riunire una minoranza di blocco di
Paesi affini per impedire che la proposta della Commissione Ue
passasse. Adesso invece per rovesciare un’iniziativa del genere serve
una maggioranza fra i ministri finanziari dell’area euro. E mobilitare
nell’Eurogruppo una vasta coalizione di ministri disposti a graziare
l’Italia è praticamente impossibile.
Questa innovazione sta
producendo conseguenze che adesso si respirano nei corridoi di
Bruxelles. Poiché la Commissione è diventata a un tempo procuratore e
quasi giudice di ultima istanza sulle violazioni nella finanza pubblica,
anche il fuoco dei conflitti si è spostato dai ministri finanziari dei
19 Paesi all’interno stesso dell’organismo di Bruxelles. Ciò genera una
stress politico proprio all’interno della Commissione, ogni volta che un
bilancio appare fuori dalle regole. Oggi è il caso dell’Italia.
Il
governo di Matteo Renzi sei mesi fa si era impegnato a erodere lo
zoccolo di fondo del disavanzo nel bilancio statale, benché solo di
poco; invece la legge di Stabilità appena varata può solo farlo
crescere, anche eliminando dai calcoli gli effetti negativi della
crescita debole, i costi non ricorrenti o le spese per emergenze
eccezionali come i terremoti. I tecnici di Bruxelles sono di fronte a un
caso di violazione delle regole molto difficile da dissimulare.
Se
nulla cambierà, è dunque quasi inevitabile che la direzione generale
Economia e finanza della Commissione Ue segnali alle istanze politiche
dell’organismo — i commissari e il presidente Jean-Claude Juncker — che
occorre proporre all’Eurogruppo di aprire la procedura sull’Italia per
deficit eccessivo. Poi però il collegio dei commissari dovrebbe
approvare (a maggioranza) di sottoporre all’Eurogruppo un caso del
genere. È qui che il confronto potrebbe diventare molto politico. Nei
mesi scorsi, sotto la guida di Juncker, il collegio dei commissari per
esempio ha di fatto azzerato le multe a carico di Spagna e Portogallo
proposte dalle istanze tecniche della Commissione dopo una prolungata
violazione delle regole sul deficit in entrambi i Paesi. All’epoca fu la
Germania a fare pressione sui commissari Ue per evitare sanzioni sul
governo di Madrid, alleato politico di Berlino.
Il caso
dell’Italia è più complesso. La cancelliera tedesca Angela Merkel è
disposta ad aiutare Renzi in vista del referendum, anche concedendo
spazio sui conti pubblici. Ma Juncker e i suoi temono già la prossima
mossa del ministro delle finanze di Berlino Wolfgang Schaeuble, se
prendessero troppo alla lettera gli inviti di Merkel all’indulgenza:
sottrarre i poteri di vigilanza sui conti alla Commissione Ue, per
manifesta debolezza, per spostarli verso un organismo tecnico a guida
tedesca come il fondo salvataggi Esm.