Corriere 7.11.16
Speranza: con quei cori più che un leader è un capo ultrà
di M. Gu.
FIRENZE
«Quelle urla da stadio sono il simbolo dell’arroganza di chi pensa di
avere la verità in tasca» risponde al cellulare Roberto Speranza e il
suo umore è profondamente nero: «Renzi si comporta più da capo degli
ultrà che da leader. Alla Leopolda c’era lo spirito del “ciaone”, lo
stesso con cui il premier insultò 15 milioni di italiani sulle
trivelle». Vuole spingervi fuori? «Un partito maturo sa gestire questi
passaggi — spera il leader dell’ala sinistra —. Io mi sento fino in
fondo un pezzo di Pd e intendo restarci. Tanti mi pregano di resistere
sul No e io so di rappresentare una parte significativa dei nostri
elettori, militanti e dirigenti, che vogliono votare Pd ma non
condividono questa architettura costituzionale». Alla Leopolda la
scissione si respirava nell’aria... «Il rischio è una scissione del
modus originario del Pd, non mi sembra che la curva da stadio della
Leopolda interpreti lo spirito originario. È un bunker in cui ci si
chiude per osannarsi. Renzi faccia meno il capocorrente e più il leader
del Paese». Teme una deriva democratica? «Non parlo di deriva, ma di
logica plebiscitaria. Il referendum ha spaccato il Paese e messo a
rischio il governo». E se alle Politiche non vi ricandida? «Un partito
democratico non funziona così, al momento ognuno di noi valuterà la
rappresentanza che ha dentro il Pd. Noi non siamo il Pdr, non è Renzi il
proprietario del marchio».