lunedì 7 novembre 2016

Corriere 7.11.16
Turchi, americani, russi
Patti e strategie per spartirsi (in tre) le zone d’interesse
di Guido Olimpio

WASHINGTON Ogni offensiva contro l’Isis diventa una Babele. Con liti e patti tra i membri della coalizione su chi debba eseguire l’attacco. Anche per Raqqa, la seconda capitale del Califfato, si rischia molto e non solo per le insidie della battaglia. La liberazione della città nel Nordest della Siria può essere una corsa a due o, persino, a tre.
Il Pentagono ha fatto la sua scelta appoggiando l’Sdf, sigla che ingloba i curdi siriani Ypg ed una componente di ribelli arabi. Commandos occidentali e i caccia statunitensi aiutano i loro partner, Washington non ha mai nascosto le sue simpatie per questo schieramento.
Una scelta che ha aperto, in passato, una crisi con la Turchia. Ankara si è sempre opposta che siano i curdi a marciare su Raqqa e ritiene invece che debbano essere gli insorti da lei allevati a eliminare la presenza dello Stato Islamico. Posizione legata ai progetti di Erdogan che unisce le mire strategiche e alla necessità di stroncare ogni crescita politico-territoriale del Kurdistan.
Per superare questo ostacolo gli americani hanno elaborato un piano «a lungo termine» presentato ieri sera dopo una visita a sorpresa a Ankara del capo di Stato Maggiore statunitense Joe Dumford.
Questi i punti essenziali: 1) curdi e insorti arabi (circa 12 mila) dovranno isolare Raqqa. 2) Ci sarà un coordinamento con la Turchia. 3) Lo schieramento non prenderà il controllo di Raqqa senza il coinvolgimento dei turchi e terrà conto della loro posizione. E saranno gli «arabi» a entrare.
L’essenza è che gli Stati Uniti si fanno garanti con l’alleato per placarne i timori. Sarà il tempo a dire se la polizza funziona. Tante volte in questa crisi le posizioni sono cambiate repentinamente, a maggior ragione quando sono coinvolti curdi e turchi, due nemici storici. E poi la partita coinvolge Mosca.
I russi hanno permesso che la Turchia entrasse in territorio siriano per attaccare l’Isis. Ma la luce verde è valida per una proiezione fino a Raqqa? Anche perché vorrebbe dire consegnare una porzione di Siria a elementi che sono nemici di Damasco. Al duo Putin-Assad potrebbe andare bene — a medio termine — l’opzione curda, visto che in alcune aree lealisti e Ypg vanno a braccetto. Sempre che il Cremlino non voglia barattare Raqqa con la ben più importante Aleppo. Al solito, sarà il campo a raccontare la verità.