Corriere 7.11.16
L’appello del Papa: «Clemenza per i detenuti»
A Roma la marcia per l’amnistia dei Radicali, che per la prima volta vengono accolti a piazza San Pietro
di Alessandro Trocino Gian Guido Vecchi
CITTÀ
DEL VATICANO All’Angelus Francesco chiede alle «autorità civili di ogni
Paese» un «atto di clemenza» per i detenuti «che si riterranno idonei»
mentre la manifestazione del partito radicale raggiunge i fedeli in
piazza San Pietro, con tanto di cartello «Forza Francesco, grazie Marco»
e una vignetta di Vincino nella quale Pannella tiene sulle spalle il
pontefice e la scritta «amnistia!». Quello di ieri è stato un Giubileo
delle carceri speciale, una giornata condivisa da cattolici e laici.
Bisognava vederlo, Francesco, mentre nella messa celebrata in Basilica
si rivolgeva a oltre mille detenuti arrivati da dodici Paesi: «Ogni
volta che entro in un carcere, penso: perché loro e non io? Tutti
abbiamo la possibilità di sbagliare, tutti in un’altra maniera abbiamo
sbagliato...».
Per Francesco l’«essenziale» sta nel capitolo 25 di
Matteo, le parole di Gesù sull’atteggiamento che nel Giudizio
distinguerà i giusti dai dannati, «ero prigioniero e siete venuti a
trovarmi...». Per questo ha voluto questa messa mentre si avvicina la
conclusione, il 20 novembre, dell’Anno Santo della Misericordia. Tra le
navate di San Pietro si vedono i detenuti con le famiglie, i bambini, i
volontari, gli operatori, gli agenti della polizia penitenziaria.
Francesco parla di speranza, della «liberazione» insita in ogni
Giubileo. E dell’«ipocrisia» che ci spinge a vedere il carcere come
«unica via» per chi sbaglia, «c’è poca fiducia nella riabilitazione». Si
dimentica che «tutti siamo peccatori» e «spesso prigionieri senza
rendercene conto», sillaba: «Quando si rimane chiusi nei propri
pregiudizi, o si è schiavi degli idoli di un falso benessere, quando ci
si muove in schemi ideologici o si assolutizzano leggi di mercato che
schiacciano le persone, in realtà non si fa altro che stare tra le
strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza».
All’Angelus chiede anche «un miglioramento delle condizioni di vita
nelle carceri in tutto il mondo» e «di riflettere sulla necessità di una
giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva» ma aperta al
reinserimento nella società.
È la prima volta che una delegazione
della marcia radicale è stata accolta in piazza San Pietro. Rita
Bernardini, assieme ad altri compagni, è in sciopero della fame da 28
giorni. Iniziativa nella quale i radicali sono riusciti a coinvolgere 17
mila detenuti. Tra i quasi mille presenti alla marcia, Emma Bonino, il
pd Walter Verini, Adriano Sofri, Totò Cuffaro (in prima fila), l’Unione
delle Camere penali, Benedetto Della Vedova e gli esponenti dei Radicali
italiani Riccardo Magi (segretario) e Antonella Soldo (presidente).
Molti i gonfaloni, ma assente proprio il Comune di Roma: «Abbiamo
provato a sentire la sindaca Raggi — spiega la Bernardini — ma si è
negata più volte. Un’assenza maleducata e grave». Fabrizio Cicchitto,
favorevole a un’amnistia per reati fino a quattro anni, chiosa: «È
normale l’assenza, i 5 Stelle sono il nuovo partito giustizialista
italiano». A chi accusa i radicali, risponde Sergio D’Elia: «L’amnistia è
il provvedimento più strutturale di tutti, perché interrompe la
flagranza di reato da parte dello Stato». Tra le altre misure chieste
dai radicali, l’abolizione dell’ergastolo «ostativo» che non consente di
accedere a benefici, misure alternative e la calendarizzazione della
riforma dell’ordinamento penitenziario.