Corriere 5.11.16
Gli analisti non esagerano le ricadute del 4 dicembre
di Massimo Franco
È
sorprendente vedere che il «dopo», analizzato in alcuni settori del
mondo finanziario, non riflette la vulgata comune: non sempre, almeno.
L’assunto più diffuso è che una vittoria del Sì produrrebbe effetti
molto positivi per l’Italia sui mercati, mentre il No provocherebbe
disastri. «C’è certamente una logica dietro questa visione. Ma riteniamo
che si rivelerà sbagliata», si legge in un rapporto di trentadue
pagine, spedito da Mediobanca Securities ai suoi investitori
istituzionali a metà ottobre. Insomma, sulle incognite politiche che
sovrastano il nostro Paese esiste anche «a different view», una lettura
controcorrente.
L’idea di fondo è che i mercati stiano
sopravvalutando i rischi del referendum; e che stiano concentrandosi sul
tema sbagliato. La conclusione è che «anche un Sì comporta dei rischi
se Renzi non cambia l’ Italicum , perché il M5S ne sarebbe il maggiore
beneficiario». Insomma, secondo questa analisi sarà la legge elettorale,
non l’esito del referendum, a segnare i prossimi mesi. La previsione è
che Renzi rimarrà a Palazzo Chigi, che vinca o che perda. Con un governo
ritoccato, se il 4 dicembre passano le riforme; o con un esecutivo
allargato all’opposizione, se prevalgono i No. E la legislatura
durerebbe fino al 2018.
Lo scenario è suggestivo quanto azzardato,
perché le spinte verso le elezioni anticipate sono destinate a
moltiplicarsi, comunque vada a finire; e perché una permanenza del
premier in caso di sconfitta appare problematica. Inoltre, il timore di
speculazioni finanziarie è reale. La previsione va registrata, però, sia
per i suoi destinatari, sia perché fa la tara alle esagerazioni della
campagna referendaria. Agli investitori si dice che Renzi è
difficilmente sostituibile. E il M5S resta la bestia nera. E questo
forse spiega l’attivismo di esponenti come Luigi Di Maio nel mondo
finanziario.
Il segnale, insomma, è di ambigua stabilità. La tesi è
che l’intera Europa oggi è «italianizzata» nello schema
«rischi-reazioni dei mercati». Ma si sottolinea che le riforme
istituzionali non cambieranno le prospettive economiche; e che il Paese
uscirà spaccato in ogni caso. L’Italia dovrà combattere a lungo con un
Pil stagnante e con la Commissione Ue. Magari i mercati celebrerebbero
una vittoria del Sì nell’immediato, secondo il rapporto, ma col rischio
di elezioni al limite dell’azzardo.
Per paradosso, una prevalenza
dei No consegnerebbe al premier «la leva ideale» per correggere l’
Italicum . «Renzi, sospettiamo, ha sottovalutato l’ appeal del M5S agli
occhi dell’elettorato». Il vero choc sono state le sconfitte del Pd a
Roma e a Torino. E, spiegano gli analisti ai loro investitori, il tempo
potrebbe giocare a favore di Grillo. Un sistema più proporzionale
aiuterebbe ad annacquare il trenta per cento del M5S: senza i «premi» da
muro contro muro che l ’Italicum promette di regalare con una casualità
da brivido.