Corriere 30.11.16
Il ritorno degli appelli
La riforma ha aperto una nuova era di impegno diretto degli intellettuali
Così si sono divisi scienziati e artisti, e c’è chi chiede di restare super partes
di Dino Martirano
ROMA
La prova del voto referendario è segnata anche dal ritorno degli
appelli a schierarsi, per il Sì come per il No. Così interi gruppi di
professionisti, che fanno il tifo a favore o contro la riforma
costituzionale, ormai contano i giorni, se non le ore, per capire se la
scelta civica di esporsi in prima persona sarà ripagata da una vittoria o
da una sconfitta. Avvocati, commercialisti, notai, periti industriali,
scienziati, costituzionalisti, insegnanti, vignettisti, magistrati,
attori, scrittori: in molti hanno avuto un motivo valido per
sottoscrivere un appello «pro» o «contro». Ma in alcuni casi di grande
notorietà mediatica — vedi il cantante Vasco Rossi e il calciatore
Francesco Totti — è prevalso perfino l’appello a non essere trascinati
nell’arena del tifo referendario.
L’ultimo appello lo hanno
sottoscritto gli «Scienziati per il Sì», animati da Claudio Procesi,
matematico e professore emerito della Sapienza nonché accademico dei
Lincei: «Siamo preoccupati nel vedere un’opposizione che ritiene suo
compito supremo far cadere il governo». Così — scrivono i firmatari, tra
i quali figurano il matematico Michele Emmer e il patologo molecolare
Salvatore M. Aloj — «noi ci siamo convinti delle ragioni del Sì anche se
da scienziati lasciamo aperto il campo del dubbio...». E altri 200
intellettuali (compresi lo psicologo Massimo Ammaniti, il fisico Ugo
Amaldi, lo storico del cristianesimo Alberto Melloni, la regista Liliana
Cavani e la scrittrice Sandra Petrigni) si erano schierati in blocco
per il Sì fin da maggio.
Sul fonte del No, il comitato guidato da
un quadrumvirato di giuristi — Gustavo Zagrebelsky, Alessandro Pace,
Stefano Rodotà, Massimo Villone — ha prodotto una lunga lista di
adesioni: Giuristi democratici, metalmeccanici della Fiom-Cgil,
Confederazione agricoltori europei, giudici di pace e onorari, studenti,
medici per l’ambiente, insegnanti, inquilini. Per difendere la
Costituzione vigente, poi, hanno firmato l’attore Toni Servillo, lo
scrittore Ermanno Rea e il regista Citto Maselli. La Coldiretti,
presieduta da Roberto Moncalvo, e la Confcoltivatori, guidata da Dino
Scanavino, tifano per la riforma anche se hanno lasciato libertà di voto
agli iscritti. Si è pronunciata per il Sì anche la Confagricoltura di
Mario Guidi che rappresenta le aziende più grandi. Confindustria è
favorevole alla riforma, ma il presidente Vincenzo Boccia ha detto che
il Financial Times esagera se si parla di «catastrofe con la vittoria
del No».
Storia a parte la fanno gli avvocati. Pierluigi Mantini
(ex parlamentare Pd) ha fondato uno dei primi comitati per il Sì di
Milano con il presidente dell’ordine Remo Danovi. Mentre l’avvocatessa
d’affari Elena Pagnoni si dà molto da fare a Roma per convincere fino
all’ultimo gli indecisi contattati dal comitato per il Sì fondato da
Andrea Ripa Di Meana. Invece, 70 avvocati guidati da Elisa Adamic si
sono schierati per il No a Trieste e 110 legali hanno risposto a Genova
all’appello per il No del gruppo giuridico animato anche da Fernanda
Contri (ex giudice della Consulta). Schierati per il No pure due
illustri penalisti: Giulia Bongiorno (che ha partecipato a un’iniziativa
di Renato Schifani) e Guido Calvi, che presiede il comitato fondato da
Massimo D’Alema. L’Associazione nazionale magistrati, presieduta da
Piercamillo Davigo, ha deciso di «non intervenire nel merito della
tematica relativa al referendum costituzionale». Ma in molti casi —
Armando Spataro a Torino, Fabrizio Vanorio a Napoli, Fabio Roia a Milano
— i singoli magistrati sono schierati per il No.