Corriere 29.11.16
L’ex ministra Filippetti «Basta divisioni fra noi Hollande farebbe meglio a passare la mano»
di Stefano Montefiori
PARIGI
«Oggi la sinistra francese deve pensare a una sola cosa, organizzare le
primarie. Sono già in programma, il 22 e il 29 gennaio, ma il partito
socialista sta facendo di tutto per soffocarle. Dopo il successo della
consultazione della destra, non possiamo permetterci di fallire».
Aurélie
Fillippetti due anni fa lasciò la poltrona di ministra della Cultura
perché non condivideva la svolta social-liberale decisa da Hollande e
Valls. Con lei abbandonò il governo anche l’allora ministro
dell’Economia Arnaud Montebourg, con il quale oggi fa coppia nella vita
(hanno una figlia) e in politica. Montebourg è stato tra i primi a
presentare la sua candidatura alle primarie della sinistra. Filippetti
lo sostiene, critica la rivalità tra presidente e premier e chiede di
non perdere più tempo.
Esiste una voglia inconfessata di annullare le primarie della sinistra a vantaggio di giochi di palazzo?
«Penso
che oggi all’Eliseo qualcuno vorrebbe sotterrare le primarie della
gauche. Sarebbe gravissimo. Non si può concepire che un candidato
socialista si sottragga al voto, anche se si trattasse del presidente
della Repubblica».
Il pranzo tra Hollande e Valls è servito a
ricomporre una frattura che sembrava inguaribile, ma in che condizioni
la sinistra si prepara ad affrontare François Fillon e Marine Le Pen?
«Stiamo
assistendo a una gravissima crisi istituzionale e politica, provocata
dal presidente della Repubblica stesso, che affidando le sue confidenze
ai due giornalisti di Le Monde (Gérard Davet e Fabrice Lhomme autori di
Un président ne devrait pas dire ça , ndr ) ha diviso la sinistra. Penso
in particolare ai retroscena sul progetto di revoca della nazionalità.
Questa crisi è profonda, e l’unico modo di uscirne è con primarie
riuscite».
Hollande deve partecipare o no?
«Per forza, se
vuole candidarsi di nuovo all’Eliseo. Ma vista la sua debolezza politica
farebbe meglio a passare la mano. Il suo quinquennio è stato un
fallimento».
Come giudica la decisione di Emmanuel Macron,
successore di Montebourg all’Economia, di candidarsi direttamente, senza
passare per le primarie?
«Non la capisco, per me è una mossa
suicida perché in questo modo c’è il rischio molto consistente di vedere
la sinistra eliminata al primo turno dell’elezione presidenziale. Se ci
presentiamo con tanti candidati il voto si disperderà, finiremo battuti
come nel 2002».
Che cosa pensa della vittoria di François Fillon?
«Non
credo che sia una buona notizia né per la sinistra né per la Francia.
Fillon è un candidato molto radicale, il suo modello è Margareth
Thatcher, è rimasto indietro di 40 anni. Poi Fillon non pensa
all’Europa, si preoccupa solo della relazione con la Germania e semmai
con la Russia, non è certo con lui che potremo ricostruire un’Europa
della crescita aperta ai Paesi del Sud come Italia, Spagna o
Portogallo».
Il fatto che Fillon abbia stravinto le primarie di destra con grande partecipazione deve spingere la sinistra a reagire?
«Certo, per questo dico che dovremmo rispondere in fretta organizzando la nostra consultazione al meglio».
Il termine per le candidature scade il 15 dicembre, il presidente Hollande ancora non si decide.
«Ma
non possiamo più aspettare i suoi comodi. Sembra di stare in una
monarchia dove il principe tentenna e tutto resta in sospeso. Non è più
accettabile».