Corriere 29.11.16
Presidenziali in Francia, caos a sinistra Il premier Valls tentato: «Per ora resto»
Il successo inaspettato di Fillon alle primarie di destra apre la resa dei conti fra i socialisti
di Stefano Montefiori
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI
Di solito il tutti contro tutti scatta dopo la sconfitta, quando si è
perso il potere e non c’è più niente da salvare. È capitato così alla
destra, che nel 2012 perse le elezioni presidenziali e legislative e si
dedicò a massacrarsi al suo interno: lotta fratricida tra Fillon e Copé,
accuse di brogli, grane giudiziarie.
Lo stesso accade adesso nel
campo della sinistra, che però teoricamente non è ancora sconfitta e
infatti tiene le redini del Paese: il primo ministro Manuel Valls litiga
con il presidente François Hollande, che viene attaccato dal leader
dell’Assemblea nazionale Claude Bartolone. Tutti compagni di partito
socialista, tutti ancorati al potere, tutti convinti — a cinque mesi dal
voto per l’Eliseo — di essere destinati a perderlo.
La tentazione
sarebbe di andare subito alla resa dei conti. Solo che c’è un Paese da
guidare, e quindi il premier Valls ieri ha escluso di dimettersi
proclamando: «Sono il capo del governo, ho il senso dello Stato». Già il
fatto di doverlo ricordare mostra l’ampiezza della crisi.
Da mesi
i sondaggi danno François Hollande in posizione imbarazzante: l’ultimo
indica un 9%. La novità è che la destra è uscita dalle sue sabbie
mobili, e in modo brillante: i 4,3 milioni di votanti alle primarie
rappresentano un successo inaspettato, e il vincitore François Fillon
sembra un candidato forte, credibile, in grado di sconfiggere Marine Le
Pen e di conquistare l’Eliseo nella primavera del 2017. Di fronte a un
trionfo simile, a sinistra molti trovano adesso insopportabile il
vivacchiare al quale erano abituati.
Il primo ministro Manuel
Valls non nasconde più il malumore nei confronti del presidente
Hollande, che con un harakiri politico secondo solo a quello di
Dominique Strauss-Kahn nel 2011 ha rivelato i retroscena delle sue
decisioni, i giudizi sui suoi uomini e non pochi segreti di Stato a due
giornalisti di Le Monde . Hollande ha raccontato — e i giornalisti lo
hanno scritto in un libro — le cose più disparate: di avere ordinato
assassini mirati di jihadisti in Medio Oriente e di non volere sposare
Julie Gayet, di non stimare Bartolone — «uomo privo di levatura» — e di
pensare in effetti che sì, esiste un problema con l’Islam (e non solo
con i terroristi, come è solito ripetere in pubblico). Mentre Hollande
si sabota da solo e rimanda la decisione di ripresentarsi o no, Valls
assiste all’incoronazione di Fillon a destra e sbotta. Domenica fa
capire di essere pronto a candidarsi alle primarie socialiste, anche
contro Hollande se necessario.
Lite al vertice, ieri pranzo
«cordiale» di riparazione all’Eliseo durato due ore. Ma resta il
problema di una sinistra attratta dal baratro, che invece di unirsi
presenterà come minimo cinque candidati al primo turno del 23 aprile: il
vincitore delle primarie più Macron, Mélenchon, Pinel e Jadot. Se
continuano così, il disastro tanto anelato finirà per arrivare.
S. Mon.