Corriere 26.11.16
I due condomini americani la Presidenza e il Congresso
risponde Sergio Romano
Ormai
sappiamo tutto delle ragioni che hanno portato alla vittoria di Trump,
nonostante il consistente vantaggio di Hillary Clinton nel voto
popolare. Non ho visto trattare su nessun giornale invece di come mai i
repubblicani nonostante questo
(e nonostante le pessime
performance del turbo-liberismo e l’avanzata delle minoranze) abbiano
riconquistato anche le due camere: ragioni politiche
di fondo o ingegneria elettorale nel disegno dei collegi, di cui si avvantaggiano i repubblicani?
Sergio Frigo
Caro Frigo,
Una
persona che ha vecchie esperienze di politica americana mi ricorda che
vi è stata una lunga fase, fra gli anni Ottanta e Novanta, in cui gli
elettori avevano l’abitudine di «split the vote», di dividere il voto:
sceglievano il presidente che maggiormente rappresentava le loro
posizioni politiche, ma si cautelavano contemporaneamente votando per i
candidati al Congresso del partito opposto. In un sistema politico in
cui la macchina legislativa è nelle mani delle due Camere, questa scelta
costringeva l’Esecutivo e il Legislativo a una sorta di negoziato
permanente. Poteva, in molte circostanze, paralizzare la politica
americana, ma era anche una garanzia di «bipartisanship», una parola che
nella politica americana è sinonimo di intesa e concordia nazionale.
Sembra
che questa abitudine sia progressivamente diminuita, ma qualcosa del
genere è accaduto nel 2012, quando Barack Obama è stato eletto per un
secondo mandato, ma non è riuscito a riconquistare il Congresso.
Evidentemente è stato preferito a Mitt Romney, ex governatore del
Massachusetts, ma già suscitava dubbi e ostilità, in alcuni ambienti,
per gli aspetti più controversi della sua politica estera e nazionale.
Oggi
la situazione è solo parzialmente diversa. Trump è stato eletto dal
collegio elettorale, ma ha preso meno voti popolari dell’avversario
(Hillary Clinton) ed è probabile che parecchi repubblicani, infastiditi
dalle sue dichiarazioni più sprezzanti e insolenti, non gli abbiano dato
il loro voto. È altrettanto probabile, tuttavia, che quegli stessi
elettori abbiano votato per i candidati repubblicani al Congresso. Le
intenzioni sono sempre le stesse. Chiunque occupi la Casa Bianca,
repubblicano o democratico, esistono elettori americani di entrambi i
partiti che vogliono un Congresso indipendente, capace di tenere testa
al presidente, indipendentemente dal suo colore politico. Non dimentichi
infine, caro Frigo, che la Camera dei rappresentanti viene rinnovata
parzialmente ogni due anni e che questa scadenza permette di tastare più
frequentemente il polso alla società americana.