Corriere 26.11.16
Scontro nel Pd sui 50 milioni tagliati ai bambini dell’Ilva
Boccia: bastava un sì, l’emendamento era pronto. De Vincenti: squallido strumentalizzare
di Francesco Di Frischia Virginia Piccolillo
ROMA
La legge di Bilancio supera l’esame della Camera, ma scoppia un caso
sull’emendamento scomparso: i 50 milioni di euro di copertura all’Asl di
Taranto per l’impennata di tumori e malattie dovute all’Ilva (ricoveri
per 1 bambino su 4 dei quartieri adiacenti).
«Bastava un sì.
L’emendamento era pronto, ma a notte fonda non c’era più», sostiene il
presidente della commissione Bilancio della Camera, il pugliese
Francesco Boccia. «Squallide strumentalizzazioni», replica il
sottosegretario Claudio De Vincenti, rassicurando sui fondi per Taranto.
Mentre il Pd pugliese dichiara battaglia, in sintonia con il messaggio
su Facebook del governatore, Michele Emiliano: «La Puglia deve
mobilitarsi a fianco dei tarantini».
«Non serve far polemiche. La
pressione popolare va bene, ma deve essere rispettosa e garbata. Escludo
categoricamente che si tratti di una ritorsione nei confronti della mia
posizione sul No alla Riforma – dice Emiliano –. Se lo dovessi scoprire
non ci crederei. Si tratterà di un errore. Lo è sia per i bambini di
Taranto che per il governo stesso. Mi auguro che Palazzo Chigi se ne
renda conto e risolva».
«È assolutamente squallido
strumentalizzare la salute dei tarantini, in specie quella dei bambini –
replica De Vincenti – per coprire la più totale inadeguatezza del
servizio sanitario pugliese». «C’è un impegno fattivo del governo su
Taranto – precisa –. A partire dagli 800 milioni messi in campo nel
Contratto istituzionale di sviluppo per la città, 200 dei quali
destinati all’ospedale San Cataldo, per passare agli altri 800 milioni
stanziati per il risanamento dell’Ilva e infine con l’emendamento che il
governo ha presentato due giorni fa alla legge di Bilancio si prevede
che i proventi che potranno derivare da una eventuale confisca dei beni
dei Riva saranno interamente assegnati al risanamento di Taranto».
Il
punto però è la copertura che, per il governatore della Puglia «va
trovata nella manovra». E già inizia un pressing sul governo per
reintrodurre al Senato un emendamento ad hoc . «Sui numeri non ci sono
interpretazioni ma solo certezze. E mi pare che il sottosegretario De
Vincenti le abbia perse», rimarca Boccia che sostiene di aver avuto fino
all’ultimo garanzia dall’esecutivo che «tra le priorità venisse
inserita quella copertura». Quanto alla «presunta inadeguatezza del
sistema sanitario pugliese – aggiunge – consiglio di confrontarsi con la
ministra Lorenzin che, solo qualche giorno fa, lo ha promosso dicendo
esattamente il contrario». E proprio il ministro della Salute interviene
istituendo un altro tavolo di lavoro con la Regione Puglia per
«approfondire le esigenze correlate alla situazione ambientale-sanitaria
dell’area di Taranto».
Intanto il via libera della Camera alla
fiducia chiesta dal governo sulla legge di Bilancio è arrivato con 348
sì e 144 no. Il voto finale è previsto per lunedì. Poi il provvedimento
(che prevede una spesa superiore ai 27 miliardi) passerà al Senato. Tra
le 241 modifiche approvate, l’aumento degli assegni familiari ai nuclei
con 4 figli e il congedo obbligatorio per i papà, che sale da 2 a 4
giorni nel 2018. Decise pure multe salate per i bagarini (anche quelli
online). E dopo le polemiche sulla manovra con la Germania e l’Ue, il
ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, su un quotidiano tedesco
ribadisce: «L’Italia mantiene gli impegni e merita il rispetto di tutti
perché sa affrontare il cambiamento».
Intanto sul fronte economico
arrivano segnali poco incoraggianti: se l’Istat rivela che il fatturato
del settore industriale è in forte calo a settembre (-4,6% per il
fatturato e -6,8% per gli ordinativi rispetto al mese precedente),
secondo l’Ufficio studi di Confindustria l’Italia rimane «fanalino di
coda» dell’eurozona con un Pil nel quarto trimestre che di nuovo
rallenta (+0,1%). E c’è un passo importante verso lo sblocco del
contratto del pubblico impiego (dopo 7 anni): il ministro della Pa,
Marianna Madia, ha convocato per il 30 novembre i segretari generali di
Cgil, Cisl e Uil: al centro dell’incontro le aperture, non solo sul
fronte economico (85 euro pro capite di media di aumento), da parte del
governo per chiudere la vertenza.