venerdì 25 novembre 2016

Corriere 25.11.16
Trump apripista di una nuova era
di Massimo Gaggi

Allacciate le cinture: il voto della Brexit e l’elezione di Trump sono solo le prime sorprese di un’era nella quale si moltiplicheranno, a destra come a sinistra, i candidati antisistema. Buone notizie per i fan del cambiamento a tutti i costi, senza stare troppo a preoccuparsi delle conseguenze. Pessime per chi pensa che, con tutti gli errori e le rigidità di sistemi politici comunque da rinnovare, le logiche insurrezionali e la vittoria dei nuovi nazionalismi possono far scivolare verso il caos Paesi già di per sé instabili. Con grossi rischi per la democrazia e la governabilità di un mondo scosso da conflitti sempre più inestricabili. La miscela che alimenta questa propensione per l’avventura è fatta soprattutto di malumore del ceto medio impoverito dagli effetti della globalizzazione e della rivoluzione tecnologica, filtrato attraverso un sistema dell’informazione e di interscambio delle opinioni ormai dominato dalle reti sociali anziché dai media tradizionali. Se ne discute da settimane: siamo entrati nell’era della «post verità» (neologismo dell’anno per l’Oxford Dictionary) nella quale Trump ha mostrato di sapersi muovere con abilità e cinismo impareggiabili.
Il neopresidente salito anni fa sul palcoscenico della politica facendo rullare i tamburi di una menzogna (Obama presidente illegittimo perché nato all’estero) ora si porta al governo e alla Casa Bianca personaggi come il senatore Jeff Sessions e il generale Michael Flynn, che durante la campagna hanno sostenuto tesi palesemente false: centinaia di migliaia di clandestini che ancora oggi attraversano ogni anno la frontiera messicana (parole di Sessions) e la convinzione di Flynn che dal laptop di Anhony Weiner sarebbe venuta fuori roba sufficiente per «rinchiudere a vita Hillary Clinton e il suo team» (poi l’Fbi certificò che in quel computer non c’era nulla di rilevante). Secondo molti, anche se la partita della Casa Bianca è ormai andata, questo trend può ancora essere corretto grazie al tardivo risveglio di Facebook e Google che adesso promettono di dichiarare guerra alle storie false veicolate in rete. C’è da dubitare che queste società andranno davvero fino in fondo, visto che il fake genera traffico e profitti enormi, ma anche se lo facessero non basterebbe: oltre che dalla «post verità» il nuovo megafono informativo è alimentato da massicce dosi di insinuazioni, da proclami rabbiosi e reazioni impulsive. Se questo prospera e fa utili da capogiro senza dover rendere conto a nessuno, difficile tornare indietro.