Corriere 21.11.16
Pechino sfida Trump sul libero commercio, l’Europa è nel mezzo
di Giuliana Ferraino
Sembra
un mondo alla rovescia, che pare annunciare una nuova era. L’America si
chiude e la Cina si propone come un campione del libero commercio,
puntando a giocare un ruolo da protagonista della globalizzazione dopo
l’elezione di Donald Trump. «La Cina non chiuderà la porta al mondo
esterno, ma la aprirà ancora di più», ha affermato il presidente cinese
Xi Jinping in Perù, al vertice dei 21 Paesi dell’Apec (Asia-Pacific
Economic Cooperation), promettendo un «pieno coinvolgimento» di Pechino
nella liberalizzazione degli scambi internazionali. E da Lima il leader
cinese ha rilanciato le iniziative (alternative) per liberalizzare il
commercio nella regione dell’Asia-Pacifico, spiegando che «la
costruzione di una zona di libero scambio dell’Asia-Pacifico è
un’iniziativa strategica vitale per la prosperità a lungo termine della
regione» da «affrontare con fermezza». È una risposta al protezionismo
sventolato da Trump, per proteggere i posti di lavoro americani contro
la concorrenza cinese e messicana a basso costo. Durante la campagna
elettorale il miliardario americano ha minacciato nuovi dazi contro la
Cina e attaccato con violenza la partnership transpacifica (Tpp ) voluta
dal presidente Barack Obama, anche per arginare l’ascesa del gigante
cinese che è infatti escluso dall’intesa siglata nel 2015 tra 12 Paesi,
incluso il Giappone (Trump ha inoltre promesso la morte del Ttip, il
Trattato di libero scambio con l’Europa). Ma se sul piano
economico-commerciale la mossa di Xi punta a riempire il vuoto del
probabile abbandono del Tpp, che deve ancora essere ratificato dal
Congresso Usa; sul piano geopolitico l’azione senza precedenti di
Pechino punta ad attribuire alla Cina, già seconda potenza economica
mondiale, un ruolo di leadership sullo scacchiere asiatico alla luce di
un possibile disimpegno militare degli Stati Uniti nella regione.
Inevitabilmente preludio di un nuovo ordine mondiale. Con l’Europa nel
mezzo.