Corriere 21.11.16
Francia
La destra classica sorpassa Sarkozy
di di Massimo Nava
«Dell’epoca
di Chirac reste ranno soltanto le mie riforme»; «Sono il primo ministro
di uno Stato in fallimento». Le battute di François Fillon, cadute nel
dimenticatoio biografico, lo hanno riportato clamorosamente in auge,
ridandogli smalto, consenso e credibilità. È lui, a sorpresa, il
vincitore politico del primo turno delle primarie della destra francese,
anche se l’investitura si deciderà domenica prossima, al secondo turno,
contro Alain Juppé, molto distanziato e con il fiato corto.
Fillon,
62 anni, rappresenta la destra classica, liberale in economia,
conservatrice dei valori della Repubblica, intransigente, ma senza
concessioni al populismo nazionalista. La sua proposta sul controllo
stretto dei flussi migratori ha conquistato gli indecisi. «La questione
tocca la nostra identità, o l’Europa si assume le responsabilità o la
Francia prenderà decisioni che le competono», ha detto in una recente
intervista. In pratica, controllo stretto dei flussi.
Fillon si è
imposto anche nel sostenere un progetto di riforme radicali ed è
riuscito a conquistare, sul piano della difesa dell’identità nazionale,
molti degli elettori di Sarkozy, il grande sconfitto: l’uomo che da
quarant’anni va di corsa nella politica francese si è fermato prima di
arrivare al traguardo, prima di potere giocare le carte della rivincita,
o meglio di una riconquista dell’Eliseo.
Sarkozy ha perso la
sfida dell’elettorato di centrodestra che ha partecipato in massa alle
primarie, allargando cosi il perimetro della scelta. Oltre quattro
milioni di voti hanno fatto la differenza e lanciato un messaggio
politico al di là di una selezione di partito. Tutto può cambiare, ma la
crisi della sinistra dà al candidato della destra altissime probabilità
di vittoria alle presidenziali di maggio. Scegliendo Fillon gli
elettori hanno preferito la coperta gaullista attualizzata, la
tradizione che ha fatto la storia della Francia del Dopoguerra. Sarkozy
ha rappresentato una rottura ideologica e culturale. Da ieri,
un’eccezione.
Non a caso, Juppé e Fillon hanno servito la Repubblica, come premier e come ministro, sotto la presidenza di Jaques Chirac.
François
Fillon, è stato anche primo ministro nell’era Sarkozy. Una convivenza
fatta di stridenti contrasti, di idee e soprattutto di stile.
Il successo di ieri ha il sapore di una vendetta, il «segretario di Stato» che scalza il Papa.
Fillon
è un tessitore, formatosi in provincia, più attento ai corridoi che ai
riflettori. In Italia, sarebbe stato democristiano. Cattolico, educato
dai gesuiti, padre di cinque figli, è un appassionato di corse
automobilistiche e ha partecipato alla 24 Ore di Le Mans, una corsa di
resistenza, entrata nel suo Dna. «La forza tranquilla», copyright
Mitterrand, sembra reinventato per lui.
Sia Juppé, sia Fillon,
hanno messo l’accento sul drammatico bisogno di tagli coraggiosi delle
tasse e della spesa pubblica, di liberare energie in un Paese bloccato
dallo statalismo e da veti corporativi.
Juppé, paga l’usura
dell’età e i suoi limiti di comunicazione. Anche Fillon non infiamma le
folle, ma è stato abile a catturare l’elettorato indeciso. Domenica avrà
anche i voti di Sarkozy, che ha riconosciuto la sconfitta.