lunedì 21 novembre 2016

Corriere 21.11.16
L’irresistibile ascesa del generale Boulanger
risponde Sergio Romano

Georges Boulanger, generale dell’esercito francese e successivamente ministro della guerra, alla fine degli anni 80 del 19° secolo divenne talmente popolare in Francia da dar vita a un movimento politico definito il boulangisme . Secondo gli storici, all’inizio del 1889, fu quasi sul punto di assumere il potere, sovvertendo l’ordinamento parlamentare della Terza Repubblica. Ce ne può illustrare la figura storica e indicarci se vi sono delle analogie tra il suo movimento e i «populismi» che attualmente stanno acquistando vigore in molte democrazie europee?
Franco Cosulich

Caro Cosulich,
Il fenomeno Boulanger è un episodio patologico della III Repubblica francese nei primi due decenni della sua esistenza. Proclamata nel 1871, dopo la sconfitta del Paese nella guerra franco-prussiana e la rivoluzione della Comune parigina, la Repubblica ha istituzioni fragili, continuamente minacciate da una straordinaria pluralità di nemici: il partito cattolico, il partito bonapartista, i pretendenti delle dinastie sconfitte (borbonici e orleanisti), gli eredi della Francia giacobina, i nazionalisti che sognano di riconquistare le province perdute con la battaglia di Sedan. Boulanger è un generale brillante e loquace che è stato comandante delle truppe francesi in Tunisia, si proclama repubblicano e sembra la persona adatta a occupare il posto di ministro della Guerra nel governo presieduto da Charles de Freycinet.
La sua irresistibile ascesa è figlia del disordine istituzionale francese piuttosto che delle sue reali qualità. Grazie al piglio militaresco, ai metodi bruschi, alle arringhe anti-tedesche e alla sua oratoria provocatrice, diventa rapidamente popolare negli ambienti più disparati. Vince alcune elezioni suppletive, su un arco di nove mesi, e i suoi consiglieri più bellicosi lo invitano a marciare su Parigi per prendere il potere con la forza. Ma si rivela improvvisamente guardingo, esitante e preferisce puntare sulle elezioni politiche che si terranno nel 1889, primo centenario della Grande Rivoluzione. In pochi mesi, con la stessa rapidità con cui era diventato il potenziale salvatore della Francia, Boulanger perde tutti i suoi alleati. Forse si sono accorti della sua debolezza, forse hanno capito che la loro coalizione è troppo eterogenea e litigiosa per assicurare il governo del Paese. Preoccupato dal rapido declino della sua fortuna, Boulanger fugge a Bruxelles. Vi sarà un processo a Parigi, nell’agosto del 1889, che lo condannerà alla deportazione. Non cadrà nelle mani della giustizia francese, ma si ucciderà con un colpo di pistola, due anni dopo, nel cimitero di Ixelles (un quartiere di Bruxelles), accanto alla tomba della sua amante, morta un anno prima; e in quello stesso cimitero verrà sepolto.
Boulanger fu certamente un demagogo con tratti fortemente populisti e può essere considerato per molti aspetti un precursore dei moderni demagoghi. Ma fu anche un personaggio tragico, nato nel Paese di Corneille e di Racine: mentre il populismo italiano ha personaggi, trame e copioni (la vicenda romana degli scorsi mesi per esempio) che appartengono alla commedia dell’arte.