Corriere 1.11.16
Effetto Brexit Gli ebrei britannici si scoprono tedeschi
Erano fuggiti a migliaia dalla Germania nazista
di Fabio Cavalera
LONDRA
Ai discendenti degli ebrei fuggiti dalla Germania nazista la
prospettiva della Brexit proprio non piace. E allora appellandosi al
diritto che è loro concesso di ritornare in possesso della cittadinanza
tedesca stanno cominciando il percorso inverso: nonni e genitori
arrivarono a Londra per sfuggire all’Olocausto; figli e nipoti chiedono
ora di rientrare a Berlino con passaporto non più britannico ma della
Repubblica Federale.
Effetti del referendum del giugno scorso.
Nonché incertezza sul futuro. Le trattative per l’addio all’Europa
partiranno in primavera, saranno lunghe e tormentate anche perché sul
tavolo c’è il nodo immigrazione: quale sarà lo status degli europei che
vivono e lavorano nel Regno Unito? Quali e quanti permessi saranno
necessari? Le recenti polemiche sulla balzana idea di qualche ministro
che ha proposto l’obbligo per le aziende di schedare i dipendenti
stranieri, compresi quelli dell’Unione, hanno allarmato diverse
comunità.
Molti irlandesi ormai con passaporto britannico hanno
avviato le pratiche per riottenere il documento dello Stato di origine.
Molti italiani (si parla di migliaia), residenti da oltre cinque anni in
Gran Bretagna e col diritto acquisito di ottenere la cittadinanza
britannica, stanno facendo l’opposto. E l’intento è chiaro: si cerca di
sfuggire alle possibili limitazioni negli ingressi. Per gli italiani che
già hanno occupazione e casa a Londra o altrove ottenere il passaporto
britannico significa uscire dalla prospettiva del «numero chiuso» alle
frontiere.
Il caso degli ebrei, con famiglia scappata dalla
Germania, è molto particolare e significativo. Il Guardian lo ha
riportato ieri nella sua prima pagina. Michael Newman, presidente della
Associazione degli Ebrei Rifugiati, ha segnalato che al momento le
richieste sono 400 ma che altre centinaia sono in arrivo. Tendenza
confermata dall’ambasciata di Berlino. È un passaggio, quello del
rientro nella patria dei nonni o dei genitori, che ha e può avere
profonde implicazioni. Il passato non si cancella dalla memoria.
«Richiedere la cittadinanza a un Paese che prima e durante la guerra ha
perseguitato i tuoi genitori e i tuoi parenti è una sfida psicologica da
non sottovalutare».
Eppure è ciò che sta accadendo. Lo stesso
Michael Newman ha compiuto il passo. «È per certi versi ironico che la
nostra Associazione impegnata per decenni ad aiutare gli ebrei, a farli
naturalizzare in Gran Bretagna, adesso si trovi nella situazione di
assistere persone che intendono acquisire cittadinanza e passaporto
tedesco o austriaco». Che la Brexit abbia rimescolato sentimenti
generazionali è fuori di dubbio.
Il Guardian riporta l’esperienza
di Oliver Marshall, storico delle Migrazioni. I nonni fuggirono nel 1941
dai nazisti e trovarono ospitalità nel Regno Unito. «Mia nonna Clara ha
odiato la Germania tutta la vita e non avrebbe approvato ciò che stiamo
chiedendo oggi». La mamma, 93 anni, è invece favorevole e il suo unico
commento è: «Sono le ruote della storia che cambia». Oliver Marshall è
fra i 400 che hanno ottenuto il passaporto tedesco. Glielo consente la
legge costituzionale della Repubblica Federale: qualsiasi discendente di
perseguitati dal regime nazista ha il diritto alla cittadinanza.
L’uscita
dall’Unione Europea porta con sé implicazioni che non sono soltanto
economiche e finanziarie. Ogni cittadino europeo che risiede nel Regno
Unito la vive con pensieri e storie diversi. Oliver Marshall, inglese
figlio di ebrei della Germania, sintetizza così il suo stato d’animo:
«La Brexit significa chiudere le porte, ottenere il passaporto tedesco
significa per noi riaprirle». In un contesto assai imprevedibile, come
dargli torto ?