Corriere 1.11.16
Manovra, nuove frizioni con l’Europa «Insoddisfazione» per le risposte
La Ue: la flessibilità sul sisma già c’è. Il premier: «Nessun braccio di ferro»
di Enrico Marro
ROMA
L’Italia come Cipro. Non sono buoni i segnali che arrivano da Bruxelles
in relazione alla lettera con la quale il ministro dell’Economia, Pier
Carlo Padoan, ha respinto al mittente le osservazioni della Commissione
europea sulla manovra di bilancio dell’Italia. Ieri «fonti» della stessa
Commissione, cioè funzionari, hanno fatto trapelare l’«insoddisfazione»
per gli argomenti con i quali il nostro governo ha difeso la decisione
di aumentare il deficit nel 2017 fino al 2,4% del prodotto interno lordo
mentre solo la scorsa primavera si era impegnato a rispettare la
promessa di ridurlo all’1,8%. Ma il presidente del Consiglio, Matteo
Renzi, ha ironizzato sulle «fonti senza nome e cognome», aggiungendo che
«non c’è un braccio di ferro con l’Europa perché noi rispettiamo le
regole». Regole che prevedono le «clausole per eventi eccezionali» e sia
l’emergenza profughi che quella terremoto lo sono «e nessuno può
contestarlo». Quindi, ha concluso, «tutti devono sapere che quello che
serve sul terremoto noi ce lo mettiamo».
A Bruxelles però le
perplessità restano. Più in generale, è l’impostazione del governo
italiano che è ritenuta «poco costruttiva». Ed è facile capire perché.
Renzi, e lo stesso Padoan, non fanno mistero di considerare con
sufficienza i rimbrotti della Commissione. Non solo. Il governo italiano
non è più disposto a sopportare l’applicazione di due pesi e due
misure. E così, ha spiegato più volte Renzi, se si rimprovera all’Italia
di non fare abbastanza per ridurre il debito pubblico bisogna censurare
la Germania per il suo surplus commerciale superiore al 6% del Pil. E
ancora: se si chiede al nostro Paese di rispettare gli impegni presi sul
risanamento bisogna essere altrettanto fermi verso l’Ungheria e gli
altri Paesi che non rispettano gli accordi sull’accoglienza dei
profughi. L’Europa, infine, secondo Renzi, non può non vedere come il
dramma del terremoto si sia aggravato dal 27 ottobre a oggi. Senza le
spese straordinarie per gli immigrati e per il sisma, pari
complessivamente allo 0,4% del Pil (circa 6,5 miliardi di euro) il
deficit nel 2017 non supererebbe il 2%. Cosa vuole l’Europa?
Di
certo a Bruxelles non è piaciuto il tono della lettera di Padoan. La
Commissione ha mandato i suoi rilievi ad altri sei Paesi oltre l’Italia:
Belgio, Cipro, Spagna, Portogallo, Finlandia e Lituania. Bene,
sostengono a Bruxelles, solo da Roma e da Nicosia sono arrivate risposte
per nulla concilianti. A questo punto bisognerà aspettare il 17
novembre, quando la Commissione formulerà le proposte sui Draft
budgetary plan inviati da tutti i membri dell’Unione europea. Proposte
che poi dovranno essere discusse dall’Eurogruppo e dall’Ecofin il 5 e 6
dicembre prossimi per le decisioni del caso.
Per l’Italia non si
tratta di date indifferenti, visto che capitano immediatamente dopo il
referendum sulla riforma della Costituzione, fissato per domenica 4
dicembre. È evidente infatti che i rapporti di forza politici, come
sempre, condizioneranno le decisioni che verranno prese. Prima che la
tensione tra Roma e Bruxelles salisse, l’ipotesi più accreditata era che
la Commissione avrebbe sospeso il giudizio sulla manovra in attesa
della prossima primavera, come già fece l’anno scorso. In ogni caso,
anche se si arrivasse all’apertura di una procedura per debito
eccessivo, la trafila sarebbe lunga e potrebbe concludersi senza
l’adozione di sanzioni, come già avvenuto per Spagna e Portogallo.
Insomma, il governo resta ottimista e tira dritto, almeno fino al 4
dicembre.
Le ultime scosse di terremoto hanno certamente aumentato
la spinta solidaristica verso l’Italia. Non a caso ieri i portavoce di
Bruxelles hanno sottolineato che le spese per l’emergenza possono senza
dubbio rientrare nella flessibilità di bilancio e quindi non essere
conteggiate ai fini del deficit. Ma il punto è che i governo chiede che
sia così anche per le spese di ricostruzione, compreso il piano Casa
Italia per la messa in sicurezza degli edifici: almeno 4 miliardi e
mezzo.