venerdì 18 novembre 2016

Corriere 18.11.16
Obama a Merkel: «Tieni testa a Putin»
Il presidente uscente esorta a non cedere alla «Realpolitik». E aggiunge: «Se fossi tedesco voterei Merkel»
Ma potrà la cancelliera prendere la leadership di valori dell’Occidente?
di Danilo Taino

Angela Merkel è già in modalità post Obama. Chi la ama apprezzerà, chi non la sopporta dovrà farsene una ragione. Ieri, durante una conferenza stampa congiunta tenuta a Berlino, il presidente americano in uscita si è lanciato in elogi continui della cancelliera: «partner più stretta», «amica», «leader eccezionale», «affidabile», «di parola» e via dicendo. Lei ha ringraziato, ha assicurato che Obama le mancherà. Ma poi ha aggiunto: «La democrazia è questo, un presidente esce, un altro entra» (Trump). Dopo un po’, Obama ha ammesso che Merkel è anche «una dura». Di una certa durezza la cancelliera avrà bisogno. Il viaggio di Barack Obama a Berlino, pochi giorni dopo l’elezione di Donald Trump, mostra tutte le caratteristiche di malinconia e di sconfitta che il saluto alla Germania e all’Europa si porta dietro. Ma rivela anche qualcosa di non previsto: l’umore di Frau Merkel è di tutt’altro genere, quello di una leader che ha ogni intenzione di confrontarsi con la nuova Casa Bianca; e con le solite sfide europee — rifugiati, Siria, Ucraina, Russia, Turchia, terrorismo — che l’era Trump rende più complicate: probabilmente, domenica annuncerà che si ricandiderà alle elezioni del prossimo autunno. Obama ha commentato che la cancelliera «ha un grosso peso» sulle spalle.
La questione dei prossimi mesi sarà proprio questa: possono Merkel e la Germania avere quel ruolo di leadership dell’Occidente e dei suoi valori che l’uscita di scena di Obama e l’arrivo di Trump danno loro quasi come un obbligo, visto il quadro di debolezze che le circonda? La riluttanza a farsi carico di un compito del genere è ancora cospicua, nel Paese che dal 1945 non vorrebbe mai più essere in prima fila. E il sospetto di gran parte dei partner europei verso Berlino non manca un giorno di farsi sentire, dalla gestione della crisi finanziaria a quella dei rifugiati. Saranno gli obblighi imposti dalla Storia ad appiattire gli ostacoli che si troverebbe di fronte una leadership tedesca? Ieri, Obama ha fatto l’elogio anche «degli incredibili risultati che i tedeschi hanno ottenuto». Il problema, però, va oltre un Paese che si è rimesso in piedi dopo il più terribile dei crimini. E Merkel lo sa. Ieri ha ricordato che la Germania ha ottanta milioni di abitanti, non ce la può fare da sola: «Le alleanze sono il destino del nostro Paese, la Nato e la Ue». E ci sono molti altri leader, in Europa, «che condividono i nostri valori». Per indicare che Berlino non può e non vuole cercare egemonie impensabili. Con un punto fermo, però. Con l’America, anche con quella di Trump, l’Europa deve collaborare, la Germania non rinuncerà alla Ue e alla Nato. «Sono impressionata dal modo in cui sta funzionando la transizione a Washington, nonostante la durezza della campagna elettorale», ha affermato. Già: il leader americano esce, quella tedesca resta.