Corriere 13.11.16
Il leader si prepara (comunque vada) al congresso: lo vincerò io
di Maria Teresa Meli
Anche
se ufficialmente tutti lo negano, dopo la vittoria di Trump tra i
renziani monta la paura per il referendum. C’è chi si lascia sfuggire
mezze ammissioni: «A noi non risulta che si perda di tanto». E chi
invece continua a prevedere la vittoria. Il premier, comunque, non ha
intenzione di mollare la presa e incita i fedelissimi: «Si può ancora
vincere». E, da parte sua, Renzi ce la sta mettendo tutta: «Dobbiamo
spingere sul tasto “restaurazione o cambiamento”. Dobbiamo dimostrare
che noi non siamo establishment ma la forza del cambiamento rispetto a
un sistema che ha governato (male) l’Italia per decenni». Anche per
questa ragione il premier è convinto che enfatizzare il «tutti contro
uno» possa funzionare: «Perché se perdo io tornano quelli di prima». Ma
nei sondaggi il No sta riprendendo quota. Perciò, inevitabilmente, nel
quartier generale renziano si pensa anche al «dopo», nel caso di
sconfitta. Che Renzi resti comunque alla guida del Pd è fuori
discussione: «Non esistono alternative a me nel partito». Di questo il
premier è sicuro. È convinto di vincere il congresso anche dopo una
vittoria del No. E quindi sarà lui a presentarsi alle elezioni. Renzi
non sembra temere Roberto Speranza («che fanno, alle politiche candidano
lui contro Grillo?», ironizza con i collaboratori). E dà mostra di non
ritenere preoccupante nemmeno l’ipotesi Emiliano. «Il Pd sta con me»,
ripete il premier, che continua a non gradire l’atteggiamento della
minoranza: «Non dicono mai niente contro Grillo o Berlusconi e attaccano
solo me. Preferirebbero consegnare l’Italia a Di Maio che farmi
vincere». Alla guida del Pd, Renzi cercherà di condizionare le mosse di
quel «governicchio tecnicicchio» evocato alla Leopolda, al quale non
renderà la vita facile. Senza i voti del Pd sarà dura per chiunque
andare avanti in Parlamento. E poi saranno elezioni anticipate. Ma
siccome il premier prende con le molle i sondaggi, non dispera affatto
di vincere. E che farà in quel caso? «Allora — scherza con i suoi —
sapete quanta gente manderò a quel Paese?». Domanda retorica. Risposta
ovvia: tanta.