Corriere 12.11.16
Sulle polemiche elettorali effetto Donald all’italiana
di Massimo Franco
Almeno
su un punto, anche l’Italia sta subendo l’effetto Donald Trump. Da
candidato repubblicano, il neopresidente Usa aveva denunciato il rischio
di elezioni truccate per la Casa Bianca. Ebbene, il comitato del No
allunga l’ombra di un voto irregolare, pilotato dal governo, sul
referendum del 4 dicembre. La lettera di Matteo Renzi agli elettori
italiani all’estero per perorare il Sì sta diventando un brutto
pasticcio istituzionale. Non è chiaro se l’abbia spedita da premier o da
segretario del Pd. I due ruoli di Renzi si mescolano ambiguamente,
perché la missiva è stata recapitata insieme alla scheda elettorale.
Palazzo Chigi replica che si è trattato di un’iniziativa di partito e
che è tutto regolare: le liste sono consultabili da chiunque.
I
comitati del No accreditano un’altra verità. A sentire loro, l’accesso
all’elenco degli oltre quattro milioni di italiani all’estero non
sarebbe possibile a tutti; e dunque protestano. La polemica si innesta
perfettamente in una campagna confusa e avvelenata. Rimanda a una legge
controversa del 2001, figlia del concetto di ius sanguinis , il «diritto
del sangue» e non del suolo, caro allo scomparso senatore di An, Mirko
Tremaglia. E sottolinea il forte investimento politico e finanziario del
Pd renziano su quella massa di consensi: forse calcolando di ribaltare
col Sì all’estero previsioni che continuano a dare il No in vantaggio
tra gli elettori italiani.
Ma segnala in parallelo il timore degli
avversari di Renzi. Le parole più gentili sono «forzatura» e
«scorrettezza». Di fatto, viene lanciato il sospetto che quei voti
possano essere condizionati a favore del governo, accusato dal No di
essere disposto a tutto per non perdere la sfida. La vicenda non è
rassicurante per nessuno, perché rischia di delegittimare comunque
l’esito referendario. La Farnesina ieri ha risposto con una nota formale
di «essere impegnata ad assicurare il corretto svolgimento della
consultazione referendaria» all’estero. È difficile, tuttavia, che
questo plachi le tensioni.
Esiste un rapporto del 2013 nel quale
il ministero degli Esteri mette in guardia su possibili irregolarità. È
stato pubblicato ieri dal Fatto , ed è a quel documento che risponde la
Farnesina. I seguaci di Renzi parlano di un caso sollevato «fuori tempo
massimo». Ironizzano sul No che «scopre adesso che gli italiani votano
all’estero» e lo accusano di essere in «malafede». Ma il problema sta
assumendo contorni pesanti. Il M5S sentenzia: «Il sistema di voto per
corrispondenza ha procedure incostituzionali che non garantiscono
libertà e segretezza». E chiede la distruzione delle lettere.
I
contraccolpi potrebbero arrivare al Quirinale. Il capo dei senatori di
FI, Paolo Romani, dopo avere sostenuto che «la lettera spot di Renzi è
un grave sgarro e l’ennesima anomalia» di una campagna condotta «con
metodi discutibili», invoca l’intervento «riequilibratore» del capo
dello Stato, Sergio Mattarella. I comitati del No chiedono di essere
ricevuti da lui e dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Insomma,
l’«effetto Trump» in salsa italiana lievita verso il Colle. Ma riformare
la Costituzione proiettando ombre sulla regolarità del referendum è un
pessimo viatico: per il 4 dicembre e soprattutto per il dopo.