Corriere 1.11.16
«Ripariamo i malintesi». Un segno per il
dialogo tra cattolici e luterani. La visita del Papa a Lund, in Svezia,
nel giorno in cui, nel 1517, furono affisse le tesi di Martin Lutero, è
un’importante apertura
di Lucetta Scaraffia
LUND
(Svezia) «Ora abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale
della nostra storia, superando controversie e malintesi». Francesco alza
lo sguardo, «Gesù ci incoraggia a purificare il nostro passato»,
accanto a lui il vescovo e presidente della federazione luterana
mondiale Munib Yunan ha lo sguardo emozionato e l’arcivescovo Antje
Jackelen sorride, la primate della Chiesa luterana svedese alla fine
saluta Bergoglio con un abbraccio. Perché qui, tra le severe navate in
arenaria della chiesa romanica di Lund, la storia sta compiendo una
svolta. E il primo Papa gesuita può invocare il perdono reciproco e
ripetere che Lutero, la cui «esperienza spirituale ci interpella e ci
ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio», all’inizio era animato
da buone intenzioni di riforma: «Con gratitudine riconosciamo che la
Riforma ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura
nella vita della Chiesa».
Nella «Cambridge svedese» gli studenti
osservavano incuriositi il passaggio del seguito vaticano tra i viali
alberati verso la cattedrale al centro del campus. Il 31 ottobre 1517
Martin Lutero affisse le sue 95 tesi sul portone della chiesa di
Wittenberg, si aprono le celebrazioni del cinquecentesimo anniversario e
non era mai accaduto che i vertici protestanti e cattolici
«commemorassero» insieme l’evento destinato a dividere e insanguinare
l’Europa.
La processione, il coro dei bimbi in vesti bordeaux e
blu, Mozart e la «preghiera comune». E infine Francesco e Yunan che
firmano una «dichiarazione congiunta» nella quale luterani e cattolici
«deplorano davanti a Cristo» di aver «ferito l’unità visibile della
Chiesa», pregano «per la guarigione delle ferite», rifiutano «ogni odio e
ogni violenza» in nome della fede e scrivono che allora la religione fu
«strumentalizzata per fini politici».
Del resto lo scisma di
Lutero non avviene a Wittenberg ma alla Dieta di Worms il 18 aprile
1521, con le parole drammatiche del monaco davanti all’imperatore Carlo
V: «Qui sto. Non posso fare altrimenti. Che Dio mi aiuti. Amen». Lutero
fu scomunicato ma nel frattempo il problema non esiste più, chiarì
Wojtyla nell’89: la scomunica ha fine con la morte.
All’inizio, a
Wittemberg, era comunque diverso. E così, a Lund, il Papa dice due cose
fondamentali: «Anche noi dobbiamo guardare con amore e onestà al nostro
passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il
giudice. Si deve riconoscere con la stessa onestà e amore che la nostra
divisione è stata storicamente perpetrata da uomini di potere di questo
mondo più che per volontà del popolo fedele».
Le «situazioni
politiche» e non il popolo, diceva alla vigilia: «All’inizio quello di
Lutero era un gesto di riforma in un momento difficile per la Chiesa».
Francesco accenna alla «giustificazione», sulla quale Chiesa e
protestanti hanno trovato un’intesa nel ’99: «Con il concetto di “solo
per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e
precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di
suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione, quindi,
esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio». Del resto, di
là dalle differenze teologiche, la dichiarazione comune spiega che
l’essenziale è guardare avanti e lavorare insieme: «Difendere la dignità
dei poveri, accogliere chi è straniero» .
Gian Guido Vecchi