Repubblica 8.10.16
Così rivive il braccio di ferro tra Brando e Pontecorvo
A dieci anni dalla morte del regista Cinecittà sostiene il restauro di “Queimada”e la mostra al Quirinale
di Irene Bignardi
IL
12 ottobre di dieci anni fa ci lasciava Gillo Pontecorvo, il maestro di
La battaglia di Algeri, il regista di cinque film e mezzo (il mezzo è
Giovanna, la storia di un lungo sciopero al femminile). Per ricordarlo,
Cinecittà, di cui Pontecorvo è stato anche presidente, ha voluto il
restauro di Queimada (che sarà presentato martedì alla Casa del cinema
di Roma) e una mostra, al Teatro dei Dioscuri del Quirinale, dal 19
ottobre, che racconterà la lunga e bella vita di Gillo Pontecorvo.
Regista ma anche grande tennista, comandante partigiano, militante della
sinistra, organizzatore culturale (è stato direttore della Mostra di
Venezia), cittadino del mondo (basti pensare che tra i famosi 5 film e
mezzo ben quattro, Kapò, La battaglia di Algeri, Queimada e Ogro, sono
stati realizzati fuori dall’Italia).
Il film che lo ha portato più
lontano è però proprio Queimada, nato dalla curiosità di un giovane
sceneggiatore che lavorava con Gillo e Franco Solinas alla ricerca di
una storia “forte” dopo
La battaglia di Algeri. Giorgio Arlorio
scoprì tra le pagine della Britannica il personaggio di Sir William
Walker, l’agente segreto inviato da Londra nei Caraibi per fomentare la
rivolta contro gli spagnoli, abolire la schiavitù e inglobare l’isola
nell’impero britannico. La storia piacque molto a Pontecorvo e al
produttore Alberto Grimaldi, e Gillo partì alla ricerca dell’isola per
il film. Ma finì per scegliere non un’isola bensì la bella città
caraibica di Cartagena de Indias, in Colombia.
Cominciò a questo
punto la caccia agli interpreti per il sofisticato personaggio di Walker
e per il contadino analfabeta Josè Dolores, che avrebbe guidato la
rivolta antispagnola. Incredibilmente, per ammirazione nei confronti di
Algeri, Marlon Brando si era candidato come Walker. E un vero contadino
analfabeta, Evaristo Marquez, fu trovato dopo lunghe ricerche e messo a
confronto con il sofisticatissimo ed esigentissimo Brando. Con cui la
lavorazione fu affascinante ma difficilissima: il Metodo di Brando
contro la selvaggia ignoranza di Evaristo Marquez, la sua apparente
freddezza contro la cordialità degli italiani, i mille ciak, e il
capriccio finale di Brando, spostare la già lunga lavorazione, per
ipotetiche ragioni di sicurezza, in Marocco.
Il film divise
pubblico e critica. Ma Queimada resta, nella sua veste migliore, un
grandissimo film sui rischi delle rivoluzioni manovrate, una stupenda
interpretazione di Brando, e un pezzo di storia sempre attuale, che
parla a tutti. Non potrò mai dimenticare la reazione del pubblico del
Festival di Calcutta, che onorò di un’emozionante standing ovation,
insieme, Gillo Pontecorvo e la battuta finale di Josè Dolores mentre
sale al patibolo che gli hanno preparato gli inglesi: «Inglès, è questa
la civiltà dei bianchi, e fino a quando?».