Repubblica 7.10.16
Adam Michnik
“Il no dei polacchi al divieto di aborto ha vinto sui barbari”
Per
l’intellettuale veterano della lotta per la libertà “la marcia indietro
dei conservatori al governo è una vittoria delle donne”
intervista di Andrea Tarquini
Adam
Michnik, nato a Varsavia 70 anni fa, fu uno dei leader dell’opposizione
al regime comunista e ha fondato il giornale Gazeta Wyborcza
La
proposta di divieto di aborto, anche per le vittime di stupro o in caso
di malformazioni, è stata bloccata dopo le proteste di piazza
VARSAVIA.
Adam Michnik, veterano della lotta non violenta per la libertà del
centroest europeo contro l’”Impero del Male”, intellettuale di punta
europeo e fondatore di
Gazeta Wyborcza, non ha dubbi: la rinuncia
del governo polacco alla legge antiaborto di divieto totale è una nuova
fase del conflitto tra il potere e la società civile, e grande vittoria
dei diritti umani e delle donne nell’Europa intera.
Come valuta la situazione, che cosa ha spinto i onservatori del PiS alla svolta?
«Siamo
in una nuova fase del conflitto tra potere politico e società civile,
la quale è organizzata nel Kod (Comitato di difesa della democrazia,
ndr), nei partiti d’opposizione come Platforma o Nowoczesna (I moderni) e
in diverse organizzazioni. E specialmente è una grande vittoria del
movimento delle donne nel mondo globale contro quella legge
assolutamente barbara e anacronista che vietava di abortire anche a
donne stuprate, una legge da Medioevo».
Come ha fatto questo eterogeneo movimento a vincere contro una maggioranza assoluta di governo liberamente eletta e così solida?
«Mobilitandosi
in ogni città. Nelle piazze come sul web, sui social forum. Lanciando
messaggi che hanno convinto donne e cittadini d’ogni opinione politica. È
la prima volta che il PiS (il partito di maggioranza,
ndr)
capitola. Grazie ai suoi parlamentari convintisi alla fine ad ascoltare
il paese reale è stata bocciata la legge voluta dai più oscurantisti,
dai falchi della Chiesa, altri grandi sconfitti».
E adesso come evolverà il confronto politico in Polonia?
«Tre
aspetti sono decisivi. Primo, insisto, il conflitto tra il regime
autoritario e la società civile e democratica è entrato in una nuova
fase, la società civile si è rafforzata. Secondo, è una grande vittoria
della civiltà: nella cattolica Polonia le donne hanno conquistato un
nuovo ruolo nella politica e nella vita pubblica, contro l’animo del
sistema patriarcale. Terzo, ora è chiaro che la maggioranza del PiS non
coincide necessariamente con la maggioranza nella società civile».
È rimasto sorpreso?
«Sì.
Ora vedremo come la situazione andrà avanti. Il movimento deve
continuare a lottare, ma deve stare molto attento: posizioni pro aborto
troppo massimaliste spaccherebbero la società, sarebbe un regalo per il
governo. Questo governo, come Orbàn in Ungheria, ritiene di essere più
forte quando il paese reale si spacca».
Che succede nel mondo del cattolicesimo polacco, che molti accusano di oscurantismo?
«Il
cattolicesimo polacco è diviso, anche in seno alla Conferenza
episcopale. Vedremo chi vincerà al suo interno, perché finora la
prevalenza di linee fondamentaliste ha portato la società verso sempre
più secolarizzazione totale, ha indebolito il cattolicesimo».
Qual è il rapporto tra chiesa polacca e papa Francesco?
«Complesso.
Per i cattolici fondamentalisti è impossibile contestare apertamente il
Papa, eppure nell’episcopato polacco vive forte una eresia nazionalista
di fatto anticristiana, come ha scritto Tygodnik Powszechny (il
settimanale cattolico liberal di qualità di Cracovia, città di Giovanni
Paolo II, ndr). È una sfida al Papa, pericolo mortale per il
cattolicesimo in Polonia. Vedremo chi vincerà, io laico da sempre sono a
fianco di Francesco. Anche in questo scontro tra Francesco e i nostri
vescovi conservatori si è aperta ora una nuova fase».
L’Europa come deve reagire?
«Dico
una cosa sola: sono completamente d’accordo con il commissario europeo
Timmermans, secondo cui in Polonia la democrazia è minacciata».