venerdì 7 ottobre 2016

La Stampa 7.10.16
Atene è di nuovo pronta ad esplodere
Fisco inadeguato e disoccupati record
Nell’ultimo rapporto del Fondo l’ammissione del fallimento
di Ale. Bar.

Sistema fiscale ancora «inadeguato». Privilegi fiscali «ingiustificati». Spesa per pensioni «insostenibile». Banche cariche di crediti deteriorati. Disoccupazione a doppia cifra fino «ad almeno il 2050». L’ultimo rapporto sulla Grecia del Fondo monetario è datato 23 settembre. Pur fra molte frasi incoraggianti, è l’ammissione di un fallimento. Quello che una volta era l’epicentro della crisi dell’eurozona oggi è solo la periferia di un Continente preso da ben altre questioni. Eppure Atene è una mina pronta a riesplodere da un momento all’altro. Finora la comunità internazionale è stata divisa: da un lato la Commissione europea, dall’altra il Fondo monetario. A sentire Pierre Moscovici Bruxelles è pronta a discutere di taglio del debito greco «entro la fine dell’anno», non appena il governo Tsipras avrà dimostrato di procedere con il programma di riforme. Wolfgang Schaeuble preferisce parlare d’altro: «Il problema della Grecia non è il debito: gli accordi prevedono che non paghino interessi per anni. Parlare solo di quello è fuorviante anzitutto per il popolo greco». Il ragionamento del ministro tedesco non fa una grinza: «La Grecia ha preso impegni e li deve mantenere. Deve riconquistare, anzi conquistare la competitività».
Peccato che dal primo programma di aiuti alla Grecia sono passati sette anni, e nel frattempo poco è cambiato. L’Europa continua a prestare fondi in cambio della promessa di riforme che Atene approva a singhiozzo e senza convinzione. Prima dell’estate, quando la Commissione approvò una nuova tranche di aiuti nonostante il no del Fondo monetario, l’impegno fra Bruxelles e Washington era di ridiscutere del caso prima della fine dell’anno. Oggi le probabilità che Washington cambi idea sono molto basse. Per gli esperti del Fondo il piano europeo va riscritto. Il Rapporto lo scrive chiaramente: «Gli attuali obiettivi sono irrealistici» perché allo stesso tempo assumono «un surplus primario del 3,5 per cento per decenni», «una disoccupazione a due cifre fino al 2050» e «alti tassi di crescita». Per questo un programma di riduzione del debito è necessario «e dovrebbe essere calibrato su realistiche assunzioni a proposito della capacità di Atene di generare surplus di bilancio e crescita a lungo termine».
Chi conosce da vicino il dossier greco nutre poche speranze che nelle capitali europee si prenda atto della situazione. E non è un problema solo per Berlino. In questa fase accettare un taglio del debito greco sarebbe un problema per Parigi, Roma e per l’Aia. Gli imminenti appuntamenti elettorali sconsigliano di dare argomenti alle rispettive destre populiste: la Grecia è debitrice dell’Europa per 200 miliardi di euro. Meglio spostare un po’ più in là il problema e sperare nelle spalle di Alexis Tsipras.