Repubblica 5.10.16
Le scelte dei partiti
Renzi: sfido anche D’Alema e Grillo
Il leader a Radio Capital sulla campagna referendaria. “Dibattiti con tutti, ma la mia priorità è governare”
E nega rischi di “deriva fascistoide” se vincerà il Sì. Brunetta attacca per il No: “Il 4 dicembre sarà un 25 aprile”
di Silvio Buzzanca
ROMA.
Matteo Renzi non ha problemi ad accettare un confronto con Massimo
D’Alema o Beppe Grillo. E, perché no, anche con Silvio Berlusconi. Il
premier, infatti, intervistato da Vittorio Zucconi su Radio Capital non
si tira indietro rispetto alle sfide con i leader del No. E ci scherza
un po’: «E come dimenticare allora il prode combattente Silvio
Berlusconi? Il punto non è quanti confronti fare di qui alla fine, sui
quali peraltro non ho problemi di nessun genere». Ma un problema,
secondo il premier, comunque c’è: «Nel frattempo - dice - io dovrei fare
il presidente del Consiglio. Per esempio nelle prossime ore licenziamo
la legge di Stabilità. Allora, io sono pronto a discutere su tutto, ma
la mia priorità è governare», conclude con un filo di ironia.
Ironia
che spande a pieni mani quando gli si chiede della possibile “Woodstock
del No”. «E chi canta, Brunetta? O suona?», chiede. «Certo pensare alla
Woodstock di Salvini con Vendola, di Berlusconi con Grillo e Brunetta
con D’Alema... Speriamo che la diano in diretta perché guadagneremo un
sacco di voti», spiega alludendo alla “foto di famiglia” eterogenea
degli oppositori della sua riforma costituzionale.
A stretto giro
di posta arriva la replica di Renato Brunetta: «Un’eventuale Woodstock
del No - dice il capogruppo forzista alla Camera - farebbe impallidire
Renzi e la sua compagnia di disperati. Il premier piuttosto pensi alla
sua orchestrina per il Sì nella quale suona con i poteri marci, con le
banche, con le agenzie di rating, con Marchionne, con Alfano e con
Verdini. Il 4 dicembre sarà un nuovo 25 aprile. Una festa di
liberazione».
Renzi però la sua riforma difende a spada tratta.
«Per mesi si era detto che c’era una svolta autoritaria, una deriva
fascistoide. Poi si va a leggere il testo e si fa chiarezza. E nessun
confronto è inutile: ho chiesto al professor Zagrebelsky se ci fosse un
articolo che potesse far venire il dubbio di una svolta autoritaria, ma
non c’è. Si scopre che non è in ballo la democrazia ma la burocrazia».
Alla
domanda sulla modifica della legge elettorale, il premier dice: «Il Pd
attende la discussione in Parlamento sulla legge elettorale, accetterà
volentieri di porsi in un clima di dialogo e confronto con le altre
forze politiche affinché si possa verificare l’ipotesi di una modifica.
Piaciuta la risposta in politichese?» chiede ironico il premier.
L’attendismo
di Renzi però deve fare i conti con l’attivismo di pezzi del Pd. Ieri
Vannino Chiti ha messo sul tavolo una nuova proposta: «Mi pare giusto -
dice il senatore dem - prevedere che non soltanto due partiti che sono
arrivati in testa al primo turno, ma tutti quelli che hanno superato il
15-18 per cento dei consensi possano partecipare al ballottaggio».