Repubblica 4.10.16
L’amaca
Michele Serra
Che
assurdità, sottoporre a referendum popolare un trattato di pace. Un
compromesso faticoso, costruito a tavolino cercando di prescindere dal
dolore delle vittime, dal rancore dei superstiti, dalle ferite di guerra
ancora palpitanti. Il voto popolare, come è normale che sia, è
orientato in larga parte da tutto ciò che ostava alla firma del
trattato: il dolore delle vittime, il rancore dei superstiti, le ferite
di guerra ancora palpitanti. Difatti in Colombia anni di pazienza
politica per porre fine alla guerra civile Stato-Farc sono stati
distrutti in un giorno dal voto popolare: il “no alla pace” ha prevalso,
sia pure di pochi decimali. Così come desiderava il “signore della
guerra” per eccellenza, il capo della destra Uribe.
Il principio
di delega in democrazia è tutto o quasi: si elegge qualcuno
(possibilmente qualcuno più esperto di noi, più capace di noi) con il
compito di rappresentarci. Si chiama “classe dirigente” e nessuna
società, di nessun genere, può farne a meno. L’idea che il popolo debba
pronunciarsi direttamente, esercitando in proprio la democrazia,
esautorando di fatto i propri delegati, non è solamente demagogica. È
precivile, tanto quanto sarebbe sottoporre a referendum le sentenze dei
tribunali, affidando alla folla l’amministrazione della giustizia.
Quanti trattati di pace, al mondo, sarebbero stati approvati da un
referendum popolare? Ve lo dico io: zero.