Repubblica 31.10.16
E in Spagna il redivivo Rajoy batte i paladini del “nuovo”
di Alessandro Oppes
MADRID
NÉ LA “nuova politica”, quella che dalle piazze degli “indignados” è
arrivata ai saloni stucchi e velluto delle istituzioni, né la
socialdemocrazia classica, finita logorata da una battaglia interna che
l’ha portata sull’orlo del precipizio. Sul ponte di comando c’è ancora,
di nuovo, il sessantunennr Mariano Rajoy. L’impassibile, l’impenetrabile
leader della destra conservatrice ha trionfato ancora. «La vittoria di
un professionista. Il Professionista», commentava ieri uno dei più acuti
analisti della politica spagnola, Enric Juliana. Professionista nel
distruggere uno a uno gli avversari, quelli interni al suo partito come
quelli esterni. L’avevano dato per politicamente morto più volte, e
invece ha ripreso in mano il controllo della Moncloa e promette di
restarci il più a lungo possibile, magari fino al 2020. L’errore dei
suoi nemici è quello di sottovalutarlo, di crederlo meno pericoloso di
quanto in realtà non sia. Nessuno capiva quell’insistente stato di
apatia seguito alle elezioni del giugno scorso, quando il suo Pp, con
137 seggi, rimontò rispetto alla pessima performance del dicembre 2015
restando tuttavia lontano dalla maggioranza necessaria per formare un
governo.
Qualsiasi politico, in circostanze simili, si
scioglierebbe in concessioni per mettere insieme una coalizione
parlamentare. Invece no, fedele a se stesso ha lasciato fare agli altri,
ha aspettato che si scannassero tra loro. Solo ai “cugini” di
Ciudadanos ha concesso benevolmente un patto, lasciando che si illudano
sulla possibilità di condizionare il suo operato. Poi ha incassato il
trofeo più ambito, la testa del socialista Pedro Sánchez, 44 anni, fatto
fuori da una congiura di partito, che sabato scorso ha persino
annunciato in lacrime la rinuncia al suo seggio parlamentare. Convinto,
l’ex leader del Psoe, di poter presto tornare in pista per dare di nuovo
l’assalto alla guida del partito. A fare la faccia feroce contro il
premier, nelle sedute alle Cortes, ora resta solo il leader 38enne di
Podemos Pablo Iglesias. Che, ogni volta di più, alza i toni e il livello
degli insulti come in un meeting di piazza. L’avversario ideale per
Rajoy, che liquida tutti con il suo tono paternalistico e i disarmanti
appelli al “buon senso”.