domenica 2 ottobre 2016

Repubblica 2.10.16
L’Ungheria al voto “Sulle quote rifugiati non può decidere l’Ue”
Il popolo è identità dello Stato nazionale. Nessuna autorità esterna può decidere per noi
Il professor Làszlò Tròcsànyi ministro della Giustizia ungherese è un fedelissimo del premier Orbàn
intervista di Andrea Tarquini

BUDAPEST. Ministro della Giustizia, uomo chiave della maggioranza ungherese, il professor Làszlò Tròcsànyi ci spiega la posizione del suo governo sui migranti e lo scontro tra Budapest e Bruxelles proprio nel giorno dell’atteso referendum anti- quote .
Ministro, il vostro premier ha proposto di trasferire tutti i migranti illegali in territori extra Ue, che significa?
«Da anni la convenzione di Dublino sulla registrazione di migranti ed esuli era rispettata da noi, ma non da molti altri Paesi. E l’autunno 2015 è arrivato il grande esodo. Ha ragione Orbàn: molto meglio discutere e trovare una soluzione comune europea per trasferirli altrove. Le proposte dei tecnocrati della Commissione non sono accettabili ».
Percepite Bruxelles come lontana dalla realtà?
«Non capisce che bisogna agire prevenendo. Ci vuole un grande dibattito pubblico e democratico a livello Ue ascoltando i cittadini. Troppi politici lo temono. E così aiutano solo gli estremisti. L’anno scorso la leadership tedesca sembrava paralizzata. Ora l’aria sta cambiando, anche perché Orbàn parla chiaro».
Referendum-sfida all’Europa tecnocratica di Bruxelles?
«È uno strumento di democrazia diretta, da europeista lo ritengo utile in un’Europa con deficit di democrazia. Campanello d’allarme. Uno Stato ha tre componenti: territorio, popolazione, potere. Competenze divise tra Stati e Ue. Ma non sul territorio: la Ue non può cambiare territori, confini, composizione delle popolazioni degli Stati, culture e tradizioni delle nazioni. Il diritto d’asilo è competenza divisa tra Ue e Stati. Ma la Ue non differenzia tra migranti ed esuli. Otto su 10 sono migranti economici, non esuli. La popolazione appartiene all’identità dello Stato nazionale, non è ammissibile che autorità esterne decidano per noi».
Ma molti leader europei vi condannano. Alla vostra Ungheria l’Ue piace ancora o no?
«Dovrebbero conoscere meglio la nostra storia. Secoli di dure lotte per la libertà, due terzi dei territorio perduti dopo la prima guerra mondiale, seconda guerra perduta avendo scelto l’alleato sbagliato, occupazione sovietica, decenni di comunismo. Siamo un paese piccolo ma fiero di libertà e indipendenza per cui ha sempre lottato. Fiero di essere nella Ue, ne vediamo bene i vantaggi. Ma rifiutiamo la perdita di sovranità sull’identità nazionale. Per questo Orbàn è così popolare, ed è leader politico da oltre 25 anni».
Il referendum può essere un precedente per altri paesi Ue?
«In Francia in un villaggio ci sarà contemporaneamente al nostro un referendum contro l’insediamento imposto dall’alto di 80 migranti. Perché la gente non li vuole senza essere consultata. Molti europei rifletteranno. Paura e insicurezza sono reali. Ho vissuto a Parigi e Bruxelles, se mia figlia andava di sera in certe zone speravo senza certezza che tornasse viva. Il male vive tra noi, l’integrazione in molti paesi è fallita. Molti migranti delusi si radicalizzano, rifiutano i nostri valori, diventano pericolosi».