Repubblica 29.10.16
Il Papa: i cattolici imparino da Lutero
“Serve più vicinanza fra cristiani”. La replica ai conservatori alla vigilia del viaggio in Svezia: no al settarismo
di Paolo Rodari
CITTÀ
DEL VATICANO. A poche ore dalla partenza per la Svezia (lunedì mattina)
dove parteciperà alle celebrazioni per i 500 anni della Riforma di
Lutero, Francesco ha spiegato di partire per «fare un passo di
vicinanza, essere più vicino ai miei fratelli e alle mie sorelle».
Questo il senso del suo viaggio: avvicinarsi ai luterani. E «imparare da
loro». L’importante, ha spiegato in un’intervista concessa a padre Ulf
Jonsson, direttore della rivista dei gesuiti svedesi “Signum”, e diffusa
ieri da Civiltà Cattolica, è «camminare insieme» per «non restare
chiusi in prospettive rigide, perché in queste non c’è possibilità di
riforma». E ancora: «Non si può essere cattolici e settari», afferma il
Pontefice replicando alle critiche mossegli dai settori della Chiesa più
conservatori.
Nei giorni scorsi aveva suscitato un certo effetto
quanto aveva detto il cardiale Gerhard Müller, prefetto dell’ex
Sant’Uffizio: «Nell’anniversario della Riforma per un cattolico non c’è
nulla da festeggiare». «La vicinanza — ha detto invece Francesco — fa
bene a tutti. La distanza invece ci fa ammalare». «La mia attesa — ha
spiegato — è quella di riuscire a fare un passo di vicinanza, a essere
più vicino ai miei fratelli e alle mie sorelle che vivono in Svezia».
Nell’intervista
alla storica rivista dei gesuiti il Papa si è soffermato su due parole
che sono molto sentite dai cristiani separati da Roma: «Riforma e
Scrittura». «All’inizio — ha ricordato — quello di Lutero era un gesto
di riforma in un momento difficile per la Chiesa. Lutero voleva porre un
rimedio a una situazione complessa. Poi questo gesto, anche a causa di
situazioni politiche, è diventato uno stato di separazione, e non un
processo di riforma di tutta la Chiesa, che invece è fondamentale,
perché la Chiesa è semper reformanda. La seconda parola è Scrittura, la
Parola di Dio. Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di
Dio nelle mani del popolo. Riforma e Scrittura sono le due cose
fondamentali che possiamo approfondire guardando alla tradizione
luterana. Mi vengono in mente adesso le Congregazioni Generali prima del
Conclave e quanto la richiesta di una riforma sia stata viva e presente
nelle nostre discussioni».
Francesco ha confidato di aver
domandato al patriarca Bartolomeo «se era vero quel che si racconta del
patriarca Atenagora, cioè che avrebbe detto a Paolo VI: “Andiamo avanti
noi e mettiamo i teologi a discutere tra loro su un’isola”. Mi ha detto
che è una battuta vera. Ma sì, si deve continuare il dialogo teologico,
anche se non sarà facile. Personalmente credo anche che si debba
spostare l’entusiasmo verso la preghiera comune e le opere di
misericordia, cioè il lavoro fatto insieme nell’aiuto agli ammalati, ai
poveri, ai carcerati. Fare qualcosa insieme è una forma alta ed efficace
di dialogo». Per Francesco, tra le diverse denominazioni cristiane è
importante «lavorare insieme e non settariamente. Un criterio dovremmo
averlo molto chiaro in ogni caso: fare proselitismo nel campo ecclesiale
è peccato. Benedetto XVI ci ha detto che la Chiesa non cresce per
proselitismo, ma per attrazione. Il proselitismo è un atteggiamento
peccaminoso. Sarebbe come trasformare la Chiesa in una organizzazione.
Parlare, pregare, lavorare insieme: questo è il cammino che dobbiamo
fare».