venerdì 28 ottobre 2016

Repubblica 28.10.16
Quella gauche polverizzata da Hollande
di Bernardo Valli

Le presidenziali sono a maggio: con il 4% di consensi, ha scarse possibilità di essere rieletto Un libro-intervista con due giornalisti di Le Monde è stato il colpo di grazia per la sua immagine Caccia aperta al candidato alternativo: il premier Valls o la ministra Ségolène Royal

DOPO cinque anni di governo, la sinistra (socialista) francese non ha un candidato autorevole, con la possibilità di essere eletto, da presentare alle presidenziali di maggio. Se come i suoi predecessori decidesse di concorrere per un secondo mandato, stando ai sondaggi, Hollande avrebbe scarse probabilità di succedere a se stesso. Anzi nessuna, pensano non pochi responsabili socialisti, tra i quali cresce il dissenso nei confronti del presidente che ha deluso. La sinistra rischia di “polverizzarsi”.
A SOSTENERLO sono il primo ministro Valls e il segretario del partito Cambadelis. Nella Quinta Repubblica, un’ondata di critiche di tale intensità al capo dello Stato, eletto al suffragio universale, è insolita.
Il crudele risultato di un’ampia inchiesta d’opinione limita al quattro per cento gli interrogati soddisfatti di Hollande. I suoi elettori virtuali si aggirerebbero sul quattordici- quindici per cento. Quoziente che lo umilierebbe al primo turno, relegandolo in coda, forse dopo lo stesso candidato della sinistra contestataria, Jean-Luc Mélenchon.
Ci si chiede dunque se Hollande oserà ripresentarsi, sfidando la sorte che si annuncia avversa fino dalle primarie, fissate in gennaio, alle quali ha accettato di sottoporsi se dovesse decidere entro dicembre, di candidarsi.
Intanto nell’elettorato socialista, rassegnato alla sconfitta, non sono in pochi a chiedersi se non sia prudente partecipare alle primarie aperte della destra, fissate per fine novembre. La tentazione è di votare per il candidato moderato, superfavorito, Alain Juppé (giudicato il meno peggio), per escludere il suo concorrente Nicolas Sarkozy (il più sgradito). Così alle presidenziali di maggio sarà poi più facile per la gente di sinistra votare Juppé, che dovrà sconfiggere al ballottaggio la sua probabile avversaria populista, Marine Le Pen. La quale potrebbe arrivare in testa al primo turno.
La difficile situazione dei socialisti favorisce l’elettore stratega. Che partecipa alle primarie aperte della destra e che vota poi alle elezioni vere sempre per la destra, al fine di attenuare le ferite. L’elettore di sinistra che sfiduciato vota per l’avversario non è una novità assoluta: accadde al ballottaggio delle presidenziali del 2002, quando per sconfiggere Jean-Marie Le Pen, candidato di estrema destra, tutti i democratici votarono Jacques Chirac, candidato di centro-destra.
Nell’emergenza i socialisti hanno pensato anche a Ségolène Royal, l’ex compagna (abbandonata)di François Hollande, con il quale ha avuto quattro figli. Otto anni fa fu sconfitta alle presidenziali da Nicolas Sarkoy. Nei giorni scorsi ha riso in faccia a chi le ha prospettato l’idea di essere di nuovo candidata. Ha commentato: «Cercano qualcuno disposto a sacrificarsi». La situazione è dunque tanto disperata che coloro che un tempo l’hanno combattuta nel suo stesso partito, giudicandola una donna inadeguata alla massima carica dello Stato, adesso la cercano per rimediare ai danni fatti dal padre dei suoi figli. Ségolène è ministro dell’Ambiente, è un’ecologista convinta e popolare, in grado di garantire al partito un risultato dignitoso. Non vincente, ma certo migliore di quello pronosticato a Hollande.
Anche Manuel Valls, il primo ministro, farebbe meglio del presidente, anche se di poco. Le sue posizioni ritenute “troppo di destra” non ne fanno il candidato ideale per la base del partito. Lui ha preso una prudente distanza da Hollande, ma non si pronuncia ancora, forse non giudica ragionevole presentarsi a una gara perduta in partenza, vista l’impopolarità presidenziale che si riverbera su tutti i socialisti. E teme di incorrere nell’accusa di infedeltà se non restasse fino in fondo a fianco di Hollande, che l’ha scelto come capo del governo. Valls ha ancora tempo per decidere una discesa in campo.
Il libro di due giornalisti di
Le Monde ha aggravato la situazione di Hollande. Il titolo del volume è appropriato: “Un presidente non dovrebbe dirlo…”. E infatti nelle più di 60 conversazioni con i due cronisti ha espresso idee sorprendenti. I magistrati hanno giudicato insultanti i giudizi del presidente su di loro e hanno chiesto le scuse. Risentito per alcuni apprezzamenti sulla sua persona il presidente della Camera, Claude Bartolone, ha disertato una riunione ufficiale all’arrivo del capo dello Stato. Gli stessi socialisti hanno trovato strane, in bocca a un presidente di sinistra, le frasi ingenerose sull’immigrazione, sui poveri ( definiti «i senza denti »),e sul partito, a suo avviso ormai superato. Hollande si è difeso dicendo che contanto le azioni e non le parole. Il libro ha stupito e indignato. Non ha migliorato l’immagine del presidente impopolare.