Repubblica 27.10.16
Brexit, un taglio alla lingua
“Con il Regno Unito fuori l’Unione europea non parlerà più inglese”
La commissione per gli Affari costituzionali a Bruxelles “Ogni Paese ha un idioma ufficiale, l’Irlanda il gaelico”
di Enrico Franceschini
LONDRA.
 È la lingua franca dell’Europa, oltre che del mondo intero. Ma quando 
la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea, l’inglese potrebbe 
scomparire come lingua della Ue. L’avvertimento non è uno scherzo: viene
 da Danuta Hubner, presidente della commissione Affari costituzionali 
del Parlamento europeo, di cui è deputata in rappresentanza della 
Polonia. È vero che i popoli dell’Unione, nei corridoi di Bruxelles e di
 Strasburgo così come in qualunque altro luogo si incontrino, per 
comprendersi continueranno probabilmente a comunicare nel linguaggio di 
Shakespeare — o per meglio dire in “broken English”, l’inglese 
sgrammaticato di chi lo mastica come seconda lingua, come ironizzò una 
volta il principe Carlo d’Inghilterra: l’idioma globale, dal web alla 
scienza, dalla finanza al turismo, è quello. Ma l’Unione Europea ha 
attualmente 24 lingue, afferma la presidente Hubner, tra cui l’inglese 
perché la Gran Bretagna lo identifica come propria lingua ufficiale: per
 cui, nel momento in cui la Gran Bretagna esce dalla Ue, è inevitabile 
che esca almeno ufficialmente anche l’inglese.
Qualche avvisaglia 
che corresse rischi simili era trapelata nei giorni scorsi, quando è 
girata voce che il capo negoziatore prescelto da Bruxelles per la 
trattativa con il Regno Unito su Brexit, l’ex ministro degli Esteri 
francese Michel Barnier, preferirebbe utilizzare la propria lingua madre
 nelle discussioni e nei documenti ufficiali, sebbene parli 
perfettamente l’inglese. Theresa May ha reagito con sdegno, non 
prendendo nemmeno in considerazione l’ipotesi. Invece adesso ritorna 
fuori. Magari non si parlerà francese nel negoziato su Brexit. Ma si 
potrebbe non parlare più inglese nella Ue, perlomeno a livello 
ufficiale.
«Abbiamo una norma in base alla quale ogni Paese membro
 della Ue ha diritto di scegliere una lingua ufficiale», ha detto la 
presidente degli Affari costituzionali dell’Unione. «Gli irlandesi hanno
 scelto il gaelico. Malta il maltese. Soltanto la Gran Bretagna ha 
scelto l’inglese. Perciò, se nella Ue non ci sarà più la Gran Bretagna, 
non ci sarà più neanche l’inglese». Elementare, Watson, potrebbe 
commentare qualcuno, in qualunque lingua. Forse nel commento della 
deputata polacca c’è un pizzico di animosità: l’eccesso di immigrati 
dalla Ue, in particolare polacchi, è in testa alle ragioni che hanno 
spinto gli inglesi a votare per Brexit. Ma in teoria il ragionamento 
tiene. Hubner riconosce che l’inglese è «la lingua dominante» fra i 
funzionari dell’Unione, aggiungendo tuttavia che per cambiare la regola 
«una lingua a Paese» serve un voto unanime di tutti i Paesi membri. 
Anche questa, come molte norme Ue, è interpretabile: Irlanda e Malta 
scelsero gaelico e maltese perché l’inglese, quando entrarono nella Ue, 
era già una sua lingua ufficiale, per la Gran Bretagna. In futuro, non è
 escluso che si opti per permettere più di una lingua a Paese, e allora 
l’inglese, uscito dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra. Ma la 
Commissione europea ha già cominciato a usare di più francese e tedesco 
nelle sue comunicazioni con l’esterno, riporta il Wall Street Journal.
Non
 per questo l’inglese subirà un declino analogo a quello della sterlina,
 ma non c’è dubbio che sia un altro effetto di Brexit.
 
