Repubblica 27.10.16
Cremazione, i timori delle religioni
risponde Sergio Romano
CARO
Augias, ho letto la notizia che il Vaticano, più esattamente la
Congregazione per la dottrina della fede, ha emesso un documento
intitolato “Ad resurgendum cum Christo” dedicato alla sepoltura e alla
cremazione dei cadaveri. Si autorizza la cremazione dei corpi, ma forse
dovrei dire la si tollera, purché non venga decisa per una scelta di
contrarietà alla Fede e le ceneri non vengano «disperse nell’aria, né
conservate in casa o riposte in gioielli o divise tra i familiari». In
realtà sono le stesse regole già formulate ai tempi di Papa Benedetto
XVI dalla Conferenza episcopale italiana nel marzo del 2012 e di cui
proprio lei ebbe ad occuparsi. La Chiesa comunque raccomanda «la
sepoltura come la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza
nella risurrezione corporale». Possibile che, all’ombra dell’Isis e
delle migrazioni, qualcuno creda che l’Onnipotente, nel giorno del
Giudizio finale, possa avere qualche problema a far risorgere i morti
secondo la loro ultima dimora?
Marlis Ingenmey
TUTTE
le religioni si occupano e controllano i momenti fondamentali della
vita: nascita, confermazione alle soglie della maturità, nozze, morte.
Le religioni sono state inventate per questo, non per altro. In
particolare la morte per le numerose implicazioni che comporta compresa
la più importante: se il momento del trapasso segni il dissolversi nel
nulla o apra invece una nuova fase ultraterrena. Ognuno dà la risposta
che crede; la fiducia in una vita celeste e per di più eterna è
certamente consolante soprattutto per chi non teme la noia di un’eterna
beatitudine. Personalmente ritengo che ognuno di noi è stato creato dal
nulla grazie all’unione di alcune cellule vitali racchiuse in uno
spermatozoo e in un uovo; giusto dunque che, una volta morto, se ne
torni al posto suo cioè nel grembo perennemente fecondo della natura. Da
questo punto di vista trovo che la dispersione delle ceneri in un luogo
che il defunto amava o in qualche acqua dolce o salata sia una
cerimonia più toccante, se fatta con amore, di un rito rigidamente
codificato. È proprio questo che la Chiesa teme, giustamente dal suo
punto di vista. Come la signora Ingenmey ricorda, la Chiesa aveva già
aperto alla cremazione nel 2012. Il vescovo Alceste Catella, presidente
della Commissione Episcopale per la liturgia, aveva detto: «La Chiesa
accetta la cremazione, se non è decisa in odio alla fede, cioè per
negare la risurrezione dei corpi proclamata nel Credo, ma non la
incoraggia ». Il timore, allora e oggi, è che la dispersione delle
ceneri scivoli verso una qualche forma di panteismo o di nichilismo. Il
cardinale Gerhard Müller giorni fa ha aggiunto: «Il cadavere di un morto
non è proprietà privata dei parenti: il morto è il figlio di Dio».
Ovviamente questo tipo di raccomandazioni valgono solo per i fedeli che
intendano accettarle. Per tutti gli altri si apre invece un problema
pratico non di poco conto, cioè che i Comuni – almeno quelli di una
certa grandezza - si attrezzino affinché la volontà di chi intende
essere cremato venga rispettata. Il fenomeno è in aumento, molti Comuni
negligenti o in ritardo.