La Stampa 27.10.16
La sua rivoluzione contro l’establishment è appena cominciata
di Gianni Riotta
Ho
 cercato l’America di Donald Trump all’autodromo Nascar di Martinsville,
 in Virginia, il vecchio Sud. Chiudono le poche miniere che restavano e 
Martin Dodson, meccanico disoccupato di Buchanan County curvo su una 
mostruosa Toyota da competizione, «700 cavalli, 16 valvole», è 
arrabbiato: «Viaggio con le gare, cercando lavoro. Voto Trump. Qui 
comandano le banche internazionali, Hillary chiuderà Nascar e ci leverà 
le armi, odia i machi». Son risalito a Nord, verso la contea Ulster, New
 York, dove capita che un orso nero attraversi l’autostrada, e per 
questo l’informatico Joseph Gallagher, a Andes, tiene un armadio di armi
 in casa, «Ho un fucile italiano Carcano-Mannlicher, come quello che usò
 Oswald per sparare a Kennedy». Al bar, già con le luci di Natale e il 
barista col cappelluccio di Trump «MAKE AMERICA GREAT AGAIN», Joe ordina
 solo birra locale, «Freak Tractor»: «Noi paghiamo per la difesa degli 
europei, che vanno in pensione a 50 anni. Messicani e robot rubano 
lavoro. Ho il rosario appeso allo specchietto retrovisore e mi prendono 
in giro, l’America è senza Dio. Trump perderà, ma non ci fermiamo, 
credimi».
Tra gli uomini come Joe e Martin, orfani della classe 
operaia che nel 1945 creava il 50% della ricchezza mondiale, Trump 
trionferà, perché non credono - come sostiene il best seller di Hillary -
 che per educare un figlio «Serva un villaggio», pensano bastino papà, 
mamma, nonni. A Boston, davanti a un piatto di gamberi di Legal Seafood 
ascolto un capitano della polizia B. R.: «Io e i miei fratelli, uno 
nell’esercito, l’altro tra i commandos Berretti verdi, voteremo Trump. 
Hillary difende i neri che sparano ai poliziotti, Trump sarà anche 
pazzo, ma rispetta chi porta la nostra divisa».
Il partito 
repubblicano ha sottovalutato il fiuto politico di Trump, volgare 
Trimalcione ma finissimo leader quando urla «L’antidoto a decenni di 
malgoverno di un pugno di snob è la volontà popolare. Il Paese ha tanti 
guai, ma la gente ha ragione e le élite torto».
Con elisir 
populista Trump ubriaca gli elettori. Il futuro è opaco, l’economia 
stagna in Europa e in America non impingua i salari, Isis incalza, Putin
 fa il bullo, la Cina spadroneggia sul debito Usa, l’anidride carbonica 
fa record di inquinamento? Nel Virile Pianeta Trump la soluzione è uno 
scatto d’ira, al diavolo Nobel, rapporti Power Point e Big Data. La 
classe globale ha i suoi bollettini di condominio, «Economist», 
«Financial Times», Cnn, affolla i meeting Aspen e Davos, ma Joe e Martin
 si informano sui siti Tea Party, rinchiusi dall’algoritmo di Google tra
 siti chi la pensa come loro.
Dopo avere cercato per un anno il 
segreto di Trump nell’America arrabbiata, lo trovo però a sorpresa 
dall’avvocato K., legale milionario di uno studio che domina con le sue 
vetrate Times Square, a New York. A passeggio su Park Avenue, codice 
postale dei miliardari 10021, questo campione della classe che Trump 
vuol sconfiggere spiega sottovoce «Anche io voterò Trump. Dopo la 
vittoria di Clinton, magari Donald farà i soldi con uno show tv, ma il 
trumpismo è appena cominciato. Perché non è una rivolta economica, è una
 rivoluzione, una restaurazione se preferisci, culturale. Lo studioso 
Justin Gest ha chiesto ai nostri elettori se voterebbero la piattaforma 
dei nazionalisti inglesi, «No all’emigrazione, lavoro Made in Usa per 
cittadini Usa, difesa dei valori cristiani, stop all’Islam», il 65% ha 
detto Sì. L’avvocato K. cita a voce alta uno studio dei professori 
Inglehart e Norris: «Dal 1980 non si vota più per appartenenza a una 
classe sociale, ma per identità culturale. Quanto guadagni non dice come
 voti - ecco il segreto di Trump -, ma come la pensi su nozze gay, 
clima, neri, emigrazione sì. Miliardari e poveri insieme, presidiano le 
due opposte barricate».
Guardo l’elegante abito italiano 
dell’avvocato K.: la classe globale si appresta a governare con i 
sanculotti? «In America ci sono 3 milioni tra autisti di auto e bus e 
camionisti, è il mestiere più diffuso tra i maschi. Ieri Uber e 
Budweiser hanno completato la prima consegna di un carico di birra, in 
Colorado, un Tir robot, senza guida umana. Tu se fossi camionista con 
tre figli come ti sentiresti? Hai terrore per il mutuo e in tv ascolti 
una professoressa spiegare che il tuo mondo, maschio, testosterone, 
armi, chiesa, automobili, fa schifo e opprime l’umanità. Secondo Foreign
 Affairs, gli aderenti ai Tea Party, oggi con Trump, confermano che la 
loro motivazione politica non è economica, ma culturale, religiosa, 
etnica e razziale. Io voterò Trump, perché i soldi mi dividono dal tuo 
amico meccanico, ma su Dio, Patria, Famiglia la pensiamo allo stesso 
modo. Brexit nuocerà alla finanza inglese, gli elettori lo sapevano 
bene, ma hanno votato preferendo bandiera e tradizione al portafogli. 
Trump passerà, la rivoluzione che lo ha creato è appena cominciata e io 
voglio starci dentro fino all’ultimo».
 
