Repubblica 25.10.16
Germania, se il partito di Angela chiude le porte all’estrema destra
di Tonia Mastrobuoni
IN
GERMANIA le parole sono pietre, soprattutto se provengono dal
vocabolario nazionalsocialista. Lo sanno bene i conservatori, che hanno
deciso a Lipsia di rifiutare a Bettina Kudla la ricandidatura per le
elezioni politiche del 2017. La deputata aveva suscitato enormi
polemiche definendo nelle scorse settimane la politica sui profughi di
Angela Merkel come una « Umvolkung », un termine nazista che descrive le
ambizioni del Terzo Reich di germanizzare l’est Europa e che
nell’accezione moderna dei partiti di estrema destra è diventato un
insulto contro le società multirazziali.
È di queste ore anche la
notizia che i cristianodemocratici del Meclemburgo-Pomerania hanno
deciso di bloccare la candidatura a ministro della Giustizia regionale
di Sascha Ott, dopo che su Facebook aveva espresso simpatie per la
destra populista dell’Afd. Una decisione presa in accordo con la
cancelliera Merkel, ha fatto sapere Lorenz Caffier, il capo dei
conservatori regionali. Ed è il Land dove appena due mesi fa l’Afd ha
ottenuto alle elezioni regionali lo storico risultato di battere la Cdu.
Due
notizie che testimoniano la volontà del partito di Angela Merkel di
fare l’opposto di quello che stanno facendo molti partiti conservatori —
ma anche socialisti — nel resto d’Europa. Nonostante le “politiche
aperte” della cancelliera abbiano scatenato da settembre dell’anno
scorso un focoso dibattito anche all’interno del partito, nonostante
cinque elezioni regionali abbiano dimostrato che il coraggio di Angela
Merkel è costato ai conservatori tedeschi un’emorragia di voti, la Cdu
dimostra di non avere ancora capitolato dinanzi ai populismi.
I due
segnali provenienti da Land molto più scossi di altri, oltretutto,
dall’ascesa dell’Afd e da episodi crescenti di intolleranza e xenofobia,
dimostrano che i cristianodemocratici tedeschi sanno ancora marcare un
confine chiaro con l’estrema destra, che sanno ancora distinguersi dai
populisti dell’Afd che con quegli estremisti flirtano apertamente, e che
sanno ancora stabilire una linea rossa oltre la quale un partito che si
dice ancora cristiano e che vuole rappresentare un elettorato moderato
non può andare.
In questi ultimissimi anni di grandi migrazioni, il
tabù dei termini nazisti è caduto da un pezzo, a destra della Cdu. Nelle
piazze degli anti islamisti di Pegida, ad esempio. Alle loro
manifestazioni ne attingono riccamente, a partire dall’insulto
Luegenpresse,
(stampa bugiarda) che urlano dietro ai cronisti, spesso accompagnandolo
con la violenza fisica. E l’Afd è altrettanto nota, ormai, per il
tentativo di sdoganare termini e concetti ripescati da epoche buie. La
numero uno dei populisti tedeschi, Frauke Petry, ha tentato di sdoganare
quest’estate un altro termine che viene dal nazionalismo germanico e
antisemita ottocentesco, voelkisch. E il suo partito è da mesi alle
prese con uno scandalo nel Baden- Wuerttenberg, perché non è stato
capace di prendere le distanze e cacciare Wolfgang Gedeon, noto per i
suoi pamphlet antisemiti.
Sarebbe molto più facile per la Cdu
spostarsi a destra, cercare di rincorrere l’elettorato in fuga verso i
populisti dell’Afd sviluppando una certa ambivalenza verso i temi della
destra estrema, soprattutto sui profughi, o farsi dare miopi lezioni
dall’editorialista di turno che si fa carico delle “legittime”
preoccupazioni dei cittadini sull’”invasione dei migranti”. Per fortuna,
vale ancora il principio che un conto è discutere nel merito sulla
linea di una cancelliera, un contro è spalancare le porte ai demoni che i
tedeschi hanno sempre voluto lasciati sepolti sotto le macerie della
Seconda guerra mondiale. Una lezione che dovrebbe valere per molti, in
Europa.